Cari amici Lumbard, cari divoratori compulsivi di panettoni, eredi di una Milano da bere e di tangentopoli, siamo ai primi chilometri di un anno che tutti desideriamo migliore di quello appena archiviato; abbiamo tutti espresso i nostri desideri e scritto sulle pagine del nostro cuore le rinunce che faremo per sentirci meglio, fumare meno, mangiare meno, parlare meno; fioretti espressi in silenzio per non rendere conto a nessuno dei nostri eventuali fallimenti in corso d’opera.
Il mio Editor, che Odino lo tenga in gloria, mi ha dato carta bianca, “Scrivi quello che vuoi“, una frase pericolosa detta ad un maniaco schizofrenico della penna, ma non abuserò di questo permesso, mi limiterò ad augurarvi uno splendido anno, mi limiterò a chiedervi se siete felici di poter raggiungere l’antica capitale d’Italia in meno di quaranta minuti. Cui prodest?
Tutto questo desiderio di rendere sempre più vicine le città delle due regioni padane simbolo del lavoro e della produttività, qui prodest?
Alcuni tecnici della vecchia scuola Radio Elettra, mi hanno riferito, in una fredda serata ai Murazzi, abbracciati ad un lampione fine ottocento, di un grosso progetto tenuto segreto dalle due amministrazioni rese confinanti dal sacro Ticino, un tappeto mobile (Tapis Roulant) - scusatemi il francesismo, ma siamo Piemontesi, Nes Pà? - che unisca Piazza Castello, a Torino con Piazza San Babila. Un mostruoso serpentone di esseri umani con portatile e Sciure Maria con le sporte della Conad, qui prodest?
Questo muoversi sempre più velocemente, ci fa perdere il senso della misura, il cervello mal si abitua alle intelligenze elettroniche, che pensano ad una velocità supersonica, spariamo colossali cazzate senza riflettere, i computer sono sempre troppo lenti, i viaggi troppo lunghi, il tempo si restringe in minuscoli frammenti di spazio non vissuto, dove tutto è codificato, previsto e inevitabilmente falso.
Riprendiamoci il nostro tempo, le famiglie italiane abbisognano di lavoro, pace e certezze per il futuro, non servono treni superveloci e autostrade futuristiche, non credo che in questo periodo incerto e fumoso, gli operai della linea tre di Mirafiori si siano spellati le mani per avere la possibilità di bere un aperitivo, in centro a Milano e poi tornare subito per immergersi nella Bagna Caùda di Pinin il Negrù, alla Falchera. Sarebbero più felici di tornare a guidare la vecchia seicento multipla e impiegare le canoniche due orette per raggiungere il cugino Carmeluzzo, emigrato a Milano per lavorare alla Pirelli, e condividere insieme a lui e alla sua famiglia il piacere di stare insieme.
Da buon Flàneur, quale sono, caracollo attorno alle cose, senza entrarvi veramente, sono da anni nel softball, ma in effetti nessuno mi conosce, mi sono occupato di politica e di sociale, ma senza mai immergermi nella realtà, tocco, mi avvicino, annuso e poi mi scosto, non mi lascio avvicinare, sono sempre alla ricerca di altro; anche nella mia Torino, giro ancora adesso con il naso all’insù, stupefatto dalla bellezza barocca delle sue dimore storiche, sgranando gli occhi di fronte ad un portone, ad una scalinata nascosta, non vedo i miei simili, non ci vediamo, in effetti, non ci sono contatti, se non fortuiti o obbligati da situazioni contingenti, nessuno di noi vede effettivamente l’altro, vediamo solo se il momento temporale, ci costringe ad avere dei rapporti, altrimenti non esistiamo.
Me ne accorgo spesso, quando, a distanza di breve tempo, incontro dei miei simili con i quali ho magari intrattenuto dei rapporti casuali, dei momenti di vita comune, ed essi non mi riconoscono. Vengo presentato e mi salutano nuovamente, dandomi del lei, non vedendo in me una persona conosciuta, questo perché, già la prima volta, non rientravo nella sfera dei loro interessi, non ero di nessuna utilità, ero solo un fattore X che entrava temporaneamente nel file temporale della loro vita.
Sorry, mi rendo conto che mi sto avvolgendo in spirali di fumo lessicali, da cui è difficile uscire, e ciò, a voi, pragmatici Lùmbard, inventori del “Buon Lavoro” e del “Mi consenta” forse non interesserà, non avete tempo per le “Stùpidade“, chiudo quindi augurandovi ancora un mondo di bene, un sereno inizio di anno ed una magnifica stagione sportiva, se il mio Editor, che Giove lo conservi, vorrà, sarò ancora con voi per scrivere di noi, di voi e soprattutto di loro, altrimenti, peste lo colga, in senso lato naturalmente..
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