Palla Mancata 

ANNO X - NUMERO 4

19 GIUGNO 2010

Notiziario quasi serio su quello che riguarda, non riguarda o potrebbe riguardare il softball, e non solo, a Caronno Pertusella e dintorni

STERILI POLEMICHE


CHI, COME, DOVE E PERCHÉ

DIVAGAZIONI

La domanda che attanaglia gli appassionati caronnesi che passano i loro sabati al Francesco Nespoli, da un po' di tempo è "Ce la farà?", oppure "Quando lo farà?". Chi, cosa, come e perché sono presto svelati. Il 2010 coincide con la fine del periodo sabbatico di Francesca Barbieri, una giocatrice che è subito entrata nel cuore dei tifosi Con la Rhea solo dal 2003, si è inserita tra la caronnesi di sempre diventando una di noi. Battitore regolare, non ha mai avuto la soddisfazione dell'acuto, che per una battitore è il fuoricampo, Certo, se avesse giocato a La Loggia, qualche probabilità in più l'avrebbe avuta, ma a Caronno è leggermente più difficile mandarla fuori. Quest'anno sembrerebbe l'anno buono, l'ha spedita più volte sulla rete, una volta sul nastro giallo degli striscioni pubblicitari. ma la palla non vuole uscire. Il fatto è che c'è chi gufa, ben mimetizzato, ma gufa alla grande. La faida ha ragioni recenti, non pubblicabili, fatto sta che è stato installato dietro il fence un apparato che genera un flusso frenante, ordinato a Paperopoli, appositamente tarato sulle battute della Barbieri. Siamo venuti in possesso di una immagine, che pubblichiamo.

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Sterili polemiche sono quelle che arrivano da ovest, soprattutto in quanto la domanda (retorica) ha già la sua bella risposta, essendo - appunto - retorica. Cui prodest? Ma scherziamo? Basti dire che il giorno dell'inizio dell'Evento si è scomodato Marco Ardemagni, per una diretta di Caterpillar (su Radio 2), con interviste al Francesco Nespoli, mezz'ora prima dell'inizio. Si era mai sentito parlare si softball, in diretta nazionale su Radio 2? Siamo consapevoli che per conquistare qualche spazietto al nostro sport, o si punta su fatti criminosi durante un incontro, oppure bisogna inventare qualche grandiosa stupidaggine. Abbiamo optato per la seconda alternativa.

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Sempre in tema di Evento, è in corso la stesura della Lista di proscrizione, con i nomi di coloro che non si sono fatti vedere, mentre i 54 si dannavano l'anima. Sono state intanto identificate le categorie (alias gironi danteschi) per classificare i reprobi, abbinandovi le pene previste, per un - seppur tardivo - recupero.

1) Invidia, per discolparsi costoro devono ordinare 10 magliette celebrative e presentarsi indossandole tutte, facendo quindi un streap tease, fermandosi alla decima (esclusa).

2) Disinteresse, per costoro è previsto il seguente contrappasso: imparare a memoria nomi e cognomi dei 54 partecipanti, da recitare in ordine alfabetico diretto e inverso, per nome o per cognome.

3) Trascuratezza: costoro dovranno presentarsi con un quaderno sul quale avranno scritto 200 volte la frase "Che sciocco/a sono stato/a a non venire a Caronno Pertusella dal primo al sei di giugno duemiladieci, a vedere il longame del record".

3) Impegni, veri o presunti (vale anche per i dirigenti federali): qui è semplice. Concediamo la buona fede, sarà sufficiente presentarsi con 4 casse di birra o un cartone di prosecco. Da bere in compagnia.

4) Spocchia, a questi il simpatico invito ad organizzare una nuovo evento per battere il record di 120 ore, provare per credere.


Personaggi della settimana: Alessandra Gorla e Elisa Oddonini, ai primi due posti nella media battuta di A2, rispettivamente con 486 e 472.


AD  OVEST  DI   PAPEROPOLI

NON È UN PAESE PER CORTI
di BIDUS

Cari amici, abitanti il territorio compreso tra il Lago Maggiore, la zona di Como e il confine Svizzero, mi trovavo la scorsa settimana nel profondo sud dell’Italico stivale, in quel di Piacenza per un congresso internazionale su: “Averlo corto nell’iconografia garibaldina risorgimentale“, relatori i sette nani, il ministro Brunetta e Silvano, il nano di Milano. Nel corso delle misurazioni ufficiali per ottenere il Pass, mi capita tra le mani una copia dell’”Urlo di Pertusella“, quotidiano a tiratura galattica offerto in omaggio con l’acquisto di una custodia per stecche da biliardo. In prima pagina campeggiava il faccione sorridente del vostro Presidente GT (alias lungofucile), il quale, sudaticcio ed evidentemente affaticato, esprimeva gioia e soddisfazione per il record di durata stabilito nello stadio Francesco Nespoli di fronte a cinquantaquattro atleti e ad un pubblico numeroso.

Blandamente innervosito mi scappa un Torinesissimo “Boia Fauss“ e non serve a calmarmi il pass che mi viene consegnato con la motivazione della mia presenza al congresso “Misure minime”.

Ma come, sbotto imprecando in un antico dialetto dimenticato della Valle Po, dopo averci affettato i bernabei come una mortadella al pistacchio con la faccenda di avere dimensioni gigantesche, ora passiamo a vantarci della durata delle prestazioni? Non arriveremo mai a competere con questi discendenti dei Celti, bevitori di idromele e adoratori di allenatori portoghesi.

Un discendente di Vittorio Emanuele II, giunto a Piacenza per misurarsi gli stivali, mi pone sugli occhi un monocolo in osso d’alce monogamo, subito i piccoli caratteri del giornale mi appaiono più comprensibili e riesco a leggere l’articolo nella sua completezza.
Il giornalista, pronipote di un capo tribù dei nez perce, tale “Mazza pesante” narra con dovizia di particolari, il tentativo riuscito di raggiungere il record della partita di softball più lunga del mondo, centoventi ore di gioco continuo. Mi tranquillizzo e, recandomi al bar per sorseggiare un “Bicerin d’Cavour”, proseguo nella lettura del giornale, interessato ormai più dal perché che dal come.

Sgombriamo subito il campo da inutili dubbi, le mie parole sgorgano da una penna intinta nell’invidia, perché avrei dato qualche centimetro per poter assistere a questo magico evento, non arrivo ad osare di aver potuto partecipare, perché “non sum dignus”, ma nonostante le promesse del negriero di Pertusella non sono stato invitato e i miei impegni nella ricerca del “Corto Graal” non mi hanno permesso di seguire gli echi della vicenda epocale sui network televisivi. Non posso quindi esimermi dal complimentarmi con voi per la riuscita del record che lascerà un segno indelebile nella storia del softball Italiano e nei vostri addominali da tavola.

Resto comunque perplesso, non capisco ma mi adeguo, “Cui prodest? “

Per quel che mi riguarda, ma prendetela come una personalissima opinione, non sopporto le partite di softball che superano le due ore. Se guardo il baseball, cosa che capita raramente e di solito quando ho mangiato pesante, mi addormento dopo il saluto, non sopporto le lunghe trasferte e non volo, perché se dio avesse voluto che mi alzassi dal suolo mi avrebbe dotato di ali, ma di questo ne parleremo un’altra volta, sono quindi rimasto sbalordito dalla Vostra fantastica prestazione, mi sorge il dubbio che il mefistofelico GT avesse un secondo fine per organizzare un evento di tale portata. Vi pongo quindi una domanda, per caso avete giocato indossando delle strane scarpe dotate di ventose usate nei campi da golf ? Perché se la risposta è positiva, lo stallone Pertuselliano, aveva bisogno di massaggiare il prato.

Ora vi saluto, arrivederci a presto, vado ad affilare le forbicine, l’erba del campo è alta.


LETTERE AL DIRETTORE

Premesso che non ci sono direttori, riceviamo e, volentieri, pubblichiamo.


Sono un attento lettore del vostro “Palla Mancata”. Lo leggo con attenzione perché nei suoi articoli, anche in quelli leggeri di gossip o di velata autocelebrazione, trovo sempre spunti di vera informazione e di riflessione sul movimento che ci coinvolge sia emotivamente che, sempre più, temporalmente. Gli autori utilizzano una scrittura semplice e comunicativa, a volte troppo volutamente cabarettistica (vero Bidus?), e la lettura risulta piacevole e scorrevole. Mi piacerebbe che “Palla Mancata” divenisse un organo di informazione generale, mantenendo lo stesso taglio popolare nel format ma con contenuti e corrispondenze nazionali. Insomma, un giornale elettronico a tutti gli effetti come lo è il sito di baseball www.baseball.it. Tornando a noi, dicevo, ho letto attentamente il vostro N. 2, soprattutto nell’articolo di Dossena “Dox”, che disquisisce sul campionato di A2 Girone A. Mi piacerebbe giocare allo Snai con lui, visto come analizza le anamnesi e centra le diagnosi per ogni singola squadra. 

Lo dico per interesse egoisticamente personale: perché non fornisce anche le terapie? Ha disegnato un quadro perfetto, senza sbavature e, già ad oggi, sottoscrivibile per un risultato finale. Per quello che si è visto sino ad ora, la futura classifica, al termine della Regular Season, sarà Caronno, Azzanese, Staranzano, Pianoro, Saronno, Verona, Star Cairo, Bussolengo. La defezione della seconda lanciatrice partente del Saronno può determinare qualche variazione dal 5° posto in giù. Come saronnese, non ho ancora incontrato il Pianoro che, comunque, pongo, al massimo, sullo stesso piano dello Staranzano e sicuramente qualche scalino sotto Caronno e Azzanese. Come leggete, sposo in pieno la linea del Dox. Bravo e competente. Per inciso, riferendomi all’analisi sulla ISL, sempre del Dox, nel vostro Palla Mancata N. 1, ho contattato via social network la giocatrice Rebeka Carrera (buon catcher e 3° base, nonché forte hitter) per un eventuale ingaggio in rinforzo alla mia squadra. La risposta è stata “…me dispiace ma mi sto allenando per il caserta questanno giochero con loro... grazie cmq … Rebe …“ (riportato così come mi è stato risposto). Sono contento per lei ma per il Caserta è il 12° straniero nel roster, se non sbaglio. Complimenti ancora Dox.

Roby Durot 

Escluderemmo che PM possa allargarsi troppo al di là dei suoi confini naturali, che dichiaratamente sono Caronno Pertusella e dintorni. Tuttavia, come dice il detto popolare, il mondo è piccolo, quindi un intorno può ben allargarsi (anche strumentalmente), magari invocando il Teorema di Bolzano-Weierstrass. È ben vero, infatti, che da queste parti siamo un po' limitati, ma con infinita capacità di inventare scemenze. È quindi legittimo pensare che PM possa diventare un punto di accumulazione di vaniloqui (tali sono considerati (con tutto il rispetto possibile), da noi e dall'interessato, quelli di Dox).


TRA SPEAKER E SCORER  (Dialoghi tra sordi)
di DOX

 

Speaker’s corner

Si chiama così l’angolo di Hyde Park in Londra dove chiunque, salito su una sedia o anche solo su una cassetta vuota della frutta può tenere discorsi sparandole grosse quanto vuole. Questo è anche il compito dello speaker di Caronno.

 

A COSA SERVE?

Da qualche anno il vostro speaker è anche manager delle squadre ragazze del Caronno. Quello dei campionati giovanili è un mondo allucinante, dove si incontrano personaggi di assoluta follia, e dove sorge spontanea la domanda chiave: a che cosa serve questo comportamento? Prima di elencare le pazzie viste in stagione, ecco il sunto di una partita tipo (vera): questo è il comportamento della squadra avversaria.
Di tutte le giocatrici in campo solo due girano la mazza. Considerando che queste hanno fatto tre turni alla battuta, ecco cosa è successo: 2K, 4 palle in campo, di cui 2 out,1 valida,1 errore. Questo vuol dire che la (nostra) difesa ha giocato in tutta la partita tre palle: due l’interbase, una il pitcher. Tutte le altre giocatrici non hanno mai visto la palla.
Qualcuno mi sa spiegare a cosa serve? Serve per dire “Ho vinto?” La nostra squadra era la “B” e quindi fuori classifica: a cosa serve vincere in questo modo? Dimenticavo, tutto il resto della partita è stato: 7 basi ball consecutive per inning (delle nostre lanciatrici), e chiusura per quattro punti segnati.

Le nostre lanciatrici, giovanissime alle prime armi e quindi schierate nella squadra “B”, lanciavano anche un 40% di strike (bravissime), ma l’ordine dal manager avversario era di non girare mai la mazza. 

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A questo punto elenchiamo i comportamenti che si vedono (purtroppo) sui campi:

1) Prendere tutti i lanci possibili. Se proprio devi, gira solo su due strike.

2) Ruba sempre, tanto il catcher non ci arriva.

3) Se prendi la base su ball, tutti i genitori, la panchina ed il manager esultano come per un Home Run.

4) Già i lanciatori non entrano, e l’arbitro di casa riduce l’area ad un francobollo.
5) Se stai perdendo, metti in battuta una serie di bambinette alte un metro o meno: i punti su base ball sono assicurati.

6) Metti in campo il numero massimo consentito di maschi, e che siano grandi e grossi.

Messaggio a chi di dovere: provate a prendere i risultati delle partite e vedere quanti inning sono stati chiusi per tre out. Potrebbero seguire delle riflessioni interessanti. 

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Altro problema è la differenza tecnica tra le varie squadre: ci sono lanciatrici che non arrivano al piatto e altre che tirano a 50 miglia (vedi per esempio Bollate e Caronno) e battitrici giovanissime terrorizzate dall’essere colpite.

Talvolta (raramente) trovi manager intelligenti: se le lanciatrici sono forti si gioca regolarmente, altrimenti ci si adatta, magari tre riprese regolari e poi altre con i manager che lanciano, quando si vede che le partenti non ce la fanno più.

Possiamo citare Malnate (visto che è un elogio): in questo momento non ha lanciatrici all’altezza e quindi lanciano i manager. Le partite sono spettacolari, le giovanissime battono ugualmente, tutti giocano la palla, nessuno ha paura di essere colpito, le riprese si chiudono per tre out, il punteggio rimane molto basso (6-3 anziché 20-0), i genitori esultano nel vedere le loro piccole giocare felici, in un’ora si fanno anche otto o dieci riprese, visto che tutti girano la mazza su ogni lancio.

C'è poi la questione della palla dura o morbida. L’intelligenza è inversamente proporzionale: più la lanciatrice tira forte e più il manager vuole usare la palla dura. In questi casi la media è di cinque o sei piangenti per partita.

Criminale poi è l’uso di mandare in campo piccolissime alte un metro, spaventatissime, all’unico scopo di ottenere una base su ball. In questi casi, quando io sono l’arbitro e i manager ragionano, esigo l’uso della palla morbida e invito il manager a lanciare alle sue piccole.

Sorvoliamo per pietà sui manager che urlano come pazzi quando le proprie giocatrici commettono degli errori. Anziché dare consigli tecnici o ricordare pazientemente per l’ennesima volta cosa fare (questo è il compito del manager) si lanciano in insulti gratuiti e cazziatoni che fanno aumentare il numero delle piangenti per partita.

Infine, ultima piaga è l’impiego (eccessivo) dei maschi: o si mettono in campo veri campioni allo scopo di vincere ad ogni costo (visti interbasi prendere palle al volo all’esterno destro) o piccoli scarsissimi per far numero e prendere basi su ball.

Invito chi organizza i campionati e stila le regole per le varie categorie (alcune di queste situazioni si trascinano anche nella categoria cadette, quando la società non ha sufficienti atlete e quindi schiera in campo ragazze) a riflettere attentamente su queste situazioni.

Certo, la soluzione ottimale sarebbe dotare di buon senso manager e dirigenti, ma visto che non si può fare, sarà necessario intervenire in altri modi, ad esempio eliminare totalmente i maschi, formare gironi con squadre equilibrate, trovare il modo di ridurre le basi ball: magari decidere che oltrepassato un certo numero sia obbligatorio o cambiare il lanciatore (magari col manager) o allargare l’area di strike o obbligare il battitore ad un numero minimo di girate o che lo strike lasciato passare valga doppio o qualsiasi altra idea salti fuori.

Stante la situazione attuale, di una cosa siamo assolutamente certi: che troppe ragazze non si divertono e non imparano a giocare.