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Palla Mancata |
ANNO XVI - NUMERO 9 18 GIUGNO 2016 |
Notiziario quasi serio su quello che riguarda, non riguarda o potrebbe riguardare il softball, e non solo, a Caronno Pertusella e dintorni |
UN PO' DI RIPOSO |
CHI, COME, DOVE E PERCHÉ |
THRILLER |
Il softball è uno sport dove quasi sempre vince il migliore. Come in tutte le attività umane, e quindi nello sport, esiste l'imponderabile, ma le partite hanno una durata tale, e gli eventi che accadono sono così numerosi che il caso (o la fortuna) alla lunga non giocano un ruolo particolare. Certo, nella singola partita una battuta decisiva spostata di qua o di là anche solo di pochi centimetri può determinare il risultato, ma le recriminazioni possono finire lì. Questa premessa serve a dire che nell'eterna sfida contro Bollate, sia a livello seniores che nei campionati giovanili, le nostre crocette nella colonna "Vittorie contro Bollate" sono poche, per la semplice ragione che Bollate in campo è migliore di noi. Stop. Ma come ogni thriller che si rispetti, può capitare il colpo di scena, e questa volta parliamo del campionato Cadette. Siamo a Bollate l'11 giugno 2016 e la squadra di casa vince il primo incontro per 3-0. Nell'intervallo arriva una telefonata da Caronno Pertusella "Roberta si è infortunata nel pre-game, ci serve una lanciatrice nel caso dobbiamo fare una sostituzione". Il fatto è che di lanciatrici giovanili che possono giocare in ISL (limite minimo 15 anni) ne abbiamo solo una, Stefania Colombo, che ha già lanciato 4 riprese, e quindi nella giornata ne può lanciare solo altre 2 (fino a 16 anni le lanciatrici hanno i limiti della categoria di appartenenza, anche se giocano nella squadra seniores). Vista l'emergenza Stefania viene spedita al Francesco Nespoli e ci apprestiamo a giocare gara due senza la giocatrice più importante, ma accade l'imprevisto, come fosse un prologo di quanto accadrà in serata a Caronno e la Rhea vince 3-1 una partita emozionante con una squadra giovanissima e tre atlete del 2003 in campo. Se non sbagliamo le ultime vittorie delle Cadette contro Bollate risalgono alla Coppa Regione del 2005 e 2006. Ripubblichiamo la fotografia finale del 2006 con tutte le atlete in campo, sono passati 10 anni, vediamo se riconoscete, per esempio: Alice Parisi, Giulia Marocchino, Kelly Sheldon, Linda Comin, Lara Cecchetti, Francesca Betti, solo per citarne alcune.
Questo il rimando alla cronaca delle partita di allora. Cronaca e immagini |
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Personaggi della
settimana: questa volta le lanciatrici cadette Martina Campana e Sofia
Bertani, |
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AD OVEST DI PAPEROPOLI | |
DELIRI E ASSOCIAZIONI |
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Piove. Le gocce d’acqua sono pesanti e fitte, rimbalzano al termine del loro viaggio formando dei piccoli crateri. La pioggia e in special modo i temporali hanno una loro metrica musicale, sono sinfonie naturali, un preludio di pioggerellina fitta seguita da un crescendo di timpani e scrosci tumultuosi. Piove. Mio nonno portava grosse scarpe sporche di fango e sterco di vacca, grosse mani potenti e callose lavoravano la terra e spostavano animali chiamati per nome. Mio nonno osservava i trifogli che si rizzavano verso il cielo annunciando la pioggia ed allora sussurrava con la sua voce severa: “Presto pioverà e dove piove non è mai asciutto“. Piove. Espugniamo dalla nostra mente che tutti gli stranieri non vedano l’ora di essere come noi. Siamo convinti di essere l’ombelico del mondo, scambiamo i nostri sogni per la realtà, un’idea superficiale e controproducente. Ci riempiamo la bocca con le nostre opere d’arte ma non siamo capaci di valorizzarle, i nostri musei sono spesso chiusi, impieghiamo poco personale qualificato ed i nostri giovani laureati vanno all’estero perché non trovano impiego, abbiamo le cantine piene di tesori da catalogare che nessuno catalogherà e nessuno vedrà mai. Ci definiscono mafiosi, rumorosi e gesticolanti, portiamo sempre gli occhiali scuri, anche di notte, mangiamo spaghetti a pranzo e pizza a cena, guidiamo in modo sconsiderato e senza regole delle piccole macchine ridicole. Orsù possiamo infrangere questi luoghi comuni applicando senso civico, educazione e un pizzico di buon senso. Buon senso? Quasi il 40% degli adolescenti Italiani nella fascia d’età 13/14 anni non pratica alcuna attività sportiva (tralasciando le due ore di attività scolastica) e la percentuale sale (ahimè) per le ragazze al 44%. Torneremo su questi dati tra un attimo, ma ora concedetemi un momento di insana dissociazione. Non ci si possono baciare i gomiti. Un terzo di tutto il gelato venduto nel mondo è alla vaniglia. Circa il 70% delle persone che leggono questa pagina cerca di leccarsi i gomiti. O sbaglio? Molto bene, torniamo a noi per come per i ragazzi le ragazze prediligono gli sport di squadra (?): pallavolo 23,4%, danza 22,3%, ginnastica 12,8%. Il nostro amatissimo sport risulta fuori dalla lista delle prime venti discipline praticate, come numero di iscritti siamo appena sopra il Triathlon, il Kajak, il Tennis tavolo e la Boxe. Tutti questi numeri per una delirante, inutile e sconsiderata osservazione, stiamo implodendo. Tutti ci lamentiamo di mancanza di visibilità a livello nazionale, senza renderci conto che quasi tutti gli sforzi sono profusi per migliorare il nostro sito federale che lo sportivo medio non sa nemmeno che esista. Ma chi è il navigatore nel nostro sito? La risposta è semplice: NOI. Gli addetti ai lavori scartabellano dati, classifiche, risultati mentre tutto il resto dell’umanità si chiede: "Ma te? Tu batti o lanci?". Difficilmente a Pierluigi Soriano, appassionato di calcio e tresette, verrà in mente di cercare con ossessiva curiosità la media battuta di Milla Kankunnen. Sarà la “Sindrome da cortiletto?“.
Scusate mi sono
lasciato prendere la penna ed ho scritto (oddio ho sporcato un foglio)
di softball senza averne titolo, non succederà mai più. Forse |
NÉ TIFOSO, NÉ TECNICO (Commenti in libertà) |
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TIFO PRO E TIFO CONTRO |
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Durante il Torneo della Repubblica, tra le tante belle cose viste fuori e dentro il campo, abbiamo anche assistito alla dimostrazione pratica di come il classico tifoso “itali…iota” non sia in grado di comprendere che possa esistere un tifo inteso, semplicemente, a FAVORE di una squadra o un’atleta senza necessariamente essere CONTRO l’avversario, squadra o atleta che sia che. Cosa è successo? Niente di particolare e soprattutto niente di paragonabile allo spettacolo indecente a cui stiamo assistendo fuori e dentro gli stadi francesi. Durante le partite che l’Italia ha disputato contro la Nazionale Portoricana i (numerosi) tifosi di fede caronnese presenti sugli spalti hanno SUPPORTATO le ragazze che giocano nella Rhea con gli stessi cori goliardici e di incitamento con cui le sostengono durante le partite di campionato. A questi tifosi, durante la partita Italia-All Star Team, si è aggiunta l’entusiasta gruppo francese che, per lo stesso motivo, SUPPORTAVA le atlete francesi presenti nella selezione. Questo ha determinato che, il classico tifoso “italiota” di cui sopra, non potendo concepire il tifo nella sua accezione positiva, ma sapendolo solo intendere e interpretare come tifo contro l’avversario, sia andato in confusione mentale. Il caloroso tifo per le proprie beniamine, compagne, figlie, amiche o quant’altro è stato visto come un peccato di lesa maestà verso la Nazionale Italiana, che per altro, in alcuni suoi elementi sembrava preoccuparsi un po' troppo di questa situazione invece di concentrarsi sulla partita. Non vorremmo che questa distrazione abbia influito sul risultato. Un caso? Chissà... Mi viene anche da ridere pensando allo smarrimento con cui le stesse giocatrici e gli stessi tifosi di cui sopra avrebbero affrontato la situazione (per loro destabilizzante) che certamente si sarebbe verificata se avesse giocato per l’Italia l’infortunata Rookie (Elisa Oddonini) e si fossero trovati ad “affrontare” una situazione in cui lo stesso gruppo di tifosi SUPPORTAVA, con lo stesso entusiasmo, alternativamente giocatrici di entrambe le formazioni: una cosa inconcepibile! Rimanendo nell’ambito dello pseudo-tifo, mi ha fatto meno ridere (diciamo che l'ho trovato patetico) lo spettacolo offerto sabato sera, verso il termine di gara due, da quel tifoso, evidentemente poco avvezzo a gestire sportivamente situazioni ad alta tensione agonistica, che, dopo un bel triplo di una giocatrice della sua squadra, invece che gioire per il gesto tecnico e per il fatto che questo riaprisse in extremis la partita ha pensato bene di insultare chiunque gli capitasse a tiro, salvo poi rimanere “scornato” quando nell’azione conclusiva si è verificata una eliminazione a casa base, forse frutto di una certa presunzione tattica. Ciò mi fa comunque essere indulgente, visto che la “punizione” data dal campo è già stata più che sufficiente. |
ME LO HA SEMPRE DETTO LA MAMMA |
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PAGELLE BOLLATE |
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Sabato 11 giugno è andato in scena il derby di ritorno tra Caronno e Bollate, due bellissime partite che hanno regalato tante emozioni alla gente che era seduta in tribuna. Noi ci aggiudichiamo inaspettatamente ma MOLTO MERITATAMENTE la seconda, quella che sulla carta risultava la più difficile, invece le ragazze lottando con il CUORE hanno portato a casa una vittoria storica che spero apra un ciclo nuovo, un ciclo che non veda sempre Bollate vincere. Sabato sera al Francesco Nespoli di Bariola è stato un vero e proprio inferno, siamo sempre più fieri e orgogliosi di questo gruppo, ora l'obiettivo è sempre più vicino e dopo questa vittoria possiamo dire di esserci anche noi. AVANTI CARONNO LOTTA FINO ALLA FINE. WELCOME
TO HELL. |
IO PROPRIO IO - Interviste a bordo campo |
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NON PROPRIO UNA INTERVISTA |
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È girata sui cosiddetti social, ma la redazione non ha un account Facebook per cui ha dovuto farsela girare come e-mail. Ci è piaciuta e la pubblichiamo. Quest’anno, più che gli altri anni, mi sto rendendo conto sempre di più del fatto che, in campo, bisogna combattere con le armi che si hanno a disposizione. Questo non garantisce sempre il successo però permette di competere in ogni situazione, anche contro squadre potenzialmente superiori.
Il secondo match di sabato ne è stata la prova
lampante. Diciamocelo, niente era calcolato. Quando abbiamo perso la
prima partita, che era quella su cui avevamo puntato di più, essendo che
la conduceva la nostra lanciatrice più forte, le facce erano afflitte e
le speranze vacillavano. Il mio allenatore mi ha detto “Ho letto il
foglio dei tuoi obiettivi stagionali che mi avevi dato quest’inverno e
li hai realizzati quasi tutti. Mi dispiace perché tra questi obiettivi
c’era anche vincere una partita contro Bollate, ma oggi non sarà più
possibile” (*) E impresa fu, anche se tantissime circostanze e statistiche erano avverse: l’infortunio sfortunato di Robi (che doveva essere schierata come prima lanciatrice italiana) prima di iniziare il riscaldamento, la mancanza, in campo, di un giocatore fondamentale come Rookie, che, avendo esperienza, riesce sempre a dare un aiuto alla squadra, la sfida tra un lanciatore di pgl 0, il migliore in Italia e in Europa e un lanciatore giovane, più debole e con tanto ancora da imparare, la conduzione arbitrale di gara non proprio impeccabile e mettiamoci pure le condizioni atmosferiche, non certo delle migliori, soprattutto dal quinto inning in poi quando ha iniziato a diluviare e il cielo nero ha cominciato ha tuonare nelle sue interiora. In più penso che tre quarti della gente che seguiva il match, chi da fuori e chi da un play-by-play, ci dava per morte, per spacciate. Ma la cosa che ci ha fatto reagire è stata la fame. Nella mia squadra non esistono, come avevo già detto, fenomeni (a parte qualcuno), esistono giocatrici che con il lavoro e con le conseguenti dimostrazioni sul campo si prendono ciò che gli merita, collaborando con la squadra e sacrificandosi per essa. Nessuno è presuntuoso, diamo l’anima e come era stato detto “sputiamo il sangue”; e se c’è gente che non crede nella leggenda di Davide e Golia ecco qua la prova. Ricordando la partita… verso l’inizio abbiamo segnato due punti, però, sinceramente, mancavano ancora molti inning, e, consapevoli dei nostri limiti in battuta, che invece è un punto chiave e di forza del Bollate, pensavamo che prima o poi, le valide le avrebbero fatte. Invece no, abbiamo difeso con le unghie e con i denti qualsiasi zona del campo e in attacco ci siamo arrangiate insomma, contro un lanciatore di quel calibro ci siamo messe in gioco, sfruttando quello che sappiamo fare, quello che chiamano “gioco sporco” (bunt, basi ball guadagnate all’ultimo ecc.). All’ultimo inning di attacco avversario, è accaduta la fantomatica cosa che non ci aspettavamo proprio: abbiamo regalato un salvo dopo un errore assurdo e dopo è arrivato un triplo che ha portato il punto a casa. Il tabellone segnava ancora 2-1 per noi, ma con un out e il line-up che stava ricominciando. La tensione era a mille e si scontrava, “facendo a pugni”, con la carica suonata dalla panchina e dai tifosi e la nostra fame (senza tralasciare la pioggia che ci picchiettava sulla testa sempre più prepotentemente). Rivedo la scena come a rallentatore: battuta rimbalzante sul lanciatore, che contiene bene il corridore di terza, tira in prima; poi Karla tira una fucilata casa, dove Giulia, questa volta non sbaglia perdendo la palla o altro, quello era il finale di un’altra partita, ma tocca il corridore prima che arrivi a toccare il piatto! E questo doppio out fantastico chiude un incontro che sarà ricordato come una grande soddisfazione perché combattuto fino alla fine. Il tutto si è concluso con un’esplosione in campo di noi tutte che ci abbracciavamo, urlavamo, esultavamo, qualcuno addirittura piangeva (ah-ah) e gli applausi, sentiti, dagli spalti, di qualcuno che si è goduto lo spettacolo. C’è chi, come me, questo momento lo aspettava da quando è bambina, perché il Bollate è sempre stato il nostro antagonista che, puntualmente, ci batteva ogni volta. Se c’è una cosa che gli altri devono imparare da noi è che l’unione fa la forza. Quest’anno siamo una squadra vera: vittorie o sconfitte che siano, ci stanno forgiando come persone, prima che come giocatrici. Perché è evidente come ognuno, anche se non è titolare, dia il suo contributo, incitando e spronando le compagne. E, combattendo in questo modo, ci stiamo guadagnando, ogni giorno di più, il rispetto di tutti. L’atteggiamento viene prima di ogni cosa e insieme all’essere decisivi quando si hanno le occasioni, forma un mix micidiale per riuscire ad arrivare a grandi traguardi. Molti penseranno che siamo pazze e ingenue, perché in realtà non abbiamo vinto un titolo o un trofeo, ma per noi è stata un’impresa degna di essere vissuta da protagonisti e festeggiata in quel modo. Ad addolcire ancora di più il finale di questa storia (vera!!), è stata la coincidenza di questa partita con la 250esima vittoria del nostro allenatore da quando allena la Rhea. Era un buon motivo per tirargli una secchiata d’acqua dopo l’intervista (visto che di acqua non ne aveva presa abbastanza ah-ah). Sopravvissuti, chi più e chi meno, ai festeggiamenti protrattisi nel post-gara (è sempre bellissimo assistere e partecipare al “il dietro le quinte” di questo team), ora andiamo avanti con lo stesso spirito e la stessa voglia di conquistare altre vittorie memorabili, perché la salita non è ancora terminata. Possiamo farcela, perché non siamo una caramella per nessuno. Ah, e un altro mio obiettivo stagionale è da spuntare. Potete immaginare quale sia l’ultimo. E se sono arrivata a essere una colonna portante di questa squadra è perché gioco col cuore e sono orgogliosa di indossare questa maglia.
Come suggeriva la coreografia degli ultras
(fantastici anche loro) di sabato: WELCOME TO HELL! Fiera di noi. (*) Questa avventata uscita è costata al nostro un gavettone gelato a fine gara. |
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