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Palla Mancata |
ANNO XVIII - NUMERO 3 12 MAGGIO 2018 |
Notiziario quasi serio su quello che riguarda, non riguarda o potrebbe riguardare il softball, e non solo, a Caronno Pertusella e dintorni |
SI ENTRA NEL VIVO |
CHI, COME, DOVE E PERCHÉ |
SECONDA PUNTATA |
Si è parlato la volta scorsa delle nuove regole sulla scuola (ora formazione) italiana, che è una novità della stagione 2018, oggi facciamo un passo indietro con qualche commento sugli obblighi giovanili. Nel corso degli anni le regole si erano andate modificando, un punto fermo fu posto dopo la pubblicazione del Libro Bianco del 2009. Riportiamo qui il paragrafo relativo --- L’obbligo dell’attività giovanile per le società di vertice vuol cogliere un obiettivo che va ben al di là del semplice allargamento del numero dei praticanti. Se l’attività giovanile viene svolta nell’ambito di una organizzazione che ha esperienza, tecnici qualificati, strutture, atlete seniores di buon livello, le atlete più giovani cresceranno sportivamente in modo migliore. Ecco il motivo per cui è necessario pretendere che le società delle serie superiori incrementino il loro impegno per la crescita del vivaio. Viene fortemente apprezzata la norma introdotta nella Circolare Attività Agonistica 2009, che penalizza in termini di classifica le squadre che non ottemperano all’obbligo dell’attività giovanile. Dal 2010 le società di Serie A1 dovranno avere tutte le categorie giovanili (Ragazze, Cadette ed Under 21). L’incentivo all’attività giovanile va ulteriormente sostenuto rivedendo la regola che offre la possibilità di derogare all’obbligatorietà attraverso un accordo con altra società che ha iscritto un numero maggiore di squadre giovanili rispetto a quanto richiesto dal campionato di competenza. Affinché le squadre giovanili traggano effettivo vantaggio dalla vicinanza con squadre ed atlete di vertice, la concessione della deroga va limitata a squadre della stessa provincia. Nel contempo va ulteriormente e significativamente incrementata l’ammenda per la mancata partecipazione all’attività obbligatoria. --- Si raccomandava l'obbligatorietà di tutte le categorie, perché solo così si garantisce la continuità e la solidità del reclutamento, che dovrebbe essere una delle principali preoccupazioni della federazione. Non si è mai arrivati a ciò, ma almeno vi era l'obbligo di tre giovanili. Vediamo invece come ha operato il nuovo Consiglio Federale: riduzione degli obblighi ed estensione (di fatto) della possibilità che le stesse atlete disputino più campionati, con più squadre. Queste misure non vanno certo nella direzione di spingere per l'ampliamento della base, ma appaiono come alibi per non cancellare del tutto gli obblighi, spesso facendo giocare sempre le stesse (poche) atlete. Lo scorso anno è stato dato un premio di 200 € (per squadra) alle società che avevano più squadre rispetto a quelle obbligatorie: misura del tutto inefficace e quasi ridicola se si ha una minima percezione di cosa significhi portare in campo per una stagione una squadra giovanile. Non saranno questi "incentivi" a rivitalizzare i vivai. In quanto alle penalizzazioni previste dalle Circolari Attività Agonistica, salvo errore non ci risulta siano mai state comminate. Poiché conosciamo le varie situazioni, evidentemente hanno sempre funzionato gli artifici (pur legittimi) messi in atto dalle società prive di vivaio, ma il risultato per il movimento è disastroso. Lodevoli le iniziative federali in atto (Talent Team), ma questa è una visione schizofrenica: da un lato si creano opportunità di crescita per le atlete giovanili emergenti, dall'altro non si fa nulla (o peggio si attuano decisioni negative) per la reale crescita della base. Tra un po' avremo programmi di specializzazione senza necessità di selezionale le atlete, tanto poche saranno quelle rimaste. Critichiamo fortemente l'impostazione del Consiglio Federale, che sembra dettata dalla volontà di compiacere le squadre del cosiddetto vertice, che puntano al risultato di alto livello senza l'onere della crescita della base. Applichiamo anche qui il principio di responsabilità: cosa succederebbe se tutte le società si limitassero al minimo ammesso, magari solo di facciata per non avere le penalizzazioni? Risposta: il softball italiano andrebbe incontro alla sua morte. Escludendo che sia questo l'obiettivo non è il caso da cambiare registro al più presto? |
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Personaggio della settimana: Michelle Floyd, per lei un lunghissimo fuoricampo al Francesco Nespoli. |
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AD OVEST DI PAPEROPOLI |
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NON LUOGO
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Esiste un luogo dove essere felici. Un luogo dove fare un giro in giostra mangiando zucchero filato. (**) Un posto simile deve esistere, senz’altro da qualche parte. Lontano. Ridere giocare, divertirsi. Umberto Eco ha scritto un “ Elogio a Franti” il cattivo di “Cuore” di De Amicis . Perché a Eco piaceva Franti. Perché? Perché rideva. Ricordate nel “ Nome della rosa” Guglielmo di Baskerville indaga su una catena di delitti che vengono eseguiti per nascondere un grande segreto . Cristo aveva riso. Atto altamente sovversivo. Ricordiamoci che si è seri solo se si è capaci di ridere, anche di noi stessi. Quindi ridiamo e divertiamoci ben sapendo che col passare degli anni ridere diventa anch’esso un comportamento da regolamentare, un fenomeno di censura che diventa progressivamente auto censura. Tutto questo sproloquio sul ridere per raccontarvi che una delle cose che ho sempre desiderato per la nostra struttura sportiva era che diventasse un punto di riferimento per il nostro paese non solo come luogo di aggregazione sportiva, ma come punto di aggregazione punto. (***) Un isola che non c’è dove si potesse studiare, mangiare, leggere, discutere di sintassi, giocare. Un luogo non luogo. Tutto ciò sta avvenendo e quindi le manifestazioni di simpatia giungono a pioggia. Bene, direte voi, tutto a posto. No, perché nonostante il mio barbonismo itinerante post 68, come responsabile unico di tutto ciò che avviene dentro sopra e sotto la struttura mi ha obbligato a pensare ad un “regolamento”. Parola molto difficile da digerire anche per me, libertario di spirito. Quindi attenzione: il regolamento non è stato ancora scritto, ma solo pensato e già ha scatenato delle reazioni di sdegno. La simpatia è presto passata lasciando il posto ad accuse di reazionariato destrorso. Mi consolo pensando che se un cretino va al bar e spara delle fesserie gli amici lo sfottono, mentre se lo stesso cretino va su Facebook trova legioni di seguaci. Intelligenza e stupidità ogni mattina si mettono a correre e la stupidità ha un vantaggio, la velocità . L’intelligenza ha bisogno del dubbio,dell’approfondimento, del ripensamento, dell’esitazione. Ora devo andare, ho fretta devo far posto in bacheca perché la mia amata “Rubentus“ ha vinto ancora e abbiamo bisogno di spazio.
Permettetemi prima
un consiglio a voi e a tutto il movimento. Imparate a ridere, ridete per
primi di voi stessi e poi ridete anche quando un presidente (con la p
minuscola volutamente) telefona ad una tua atleta offrendole del denaro
per lasciarti a campionato iniziato. Ridete, ridete della pochezza e
delle miseria sportiva e intellettuale altrui. (*) L'editor apprezza la citazione, avendo recentemente letto un paio di libri di Marc Augé; l'autore francese esprime alcuni concetti interessanti, ma la prosa risulta decisamente faticosa alla lettura. (**) No, non posso resistere, capisco che passerò per spergiuro, ma la punteggiatura è una malattia. Punctuation addicted probabilmente, ma né mi pento né mi scuso e correggo gli spazi incongrui, anche mettendo virgole e punti a gogo. (***) Cavoli questa volta ci ha battuti, noi ci siamo fermati al punto di aggregazione sportiva, non avevamo considerato lo spazio smisurato della socializzazione unita alla cultura. Correremo presto ai ripari. Dox ha una biblioteca di fantascienza di 2000 volumi che potrebbe fare al caso nostro. |
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NÉ TIFOSO, NÉ TECNICO (Commenti in libertà) |
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IL SOFTBALL DEL FUTURO |
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Prima di tutto, anche se non c’entra nulla con questa rubrica… sempre ammesso che quello che scrivo c’entri, in assoluto, con qualche cosa… volevo dire… IN BOCCA AL LUPO, PEGGY e DAPE! Fatta questa sentita premessa, rimaniamo in ambito “bambini” per suggerire una nuova linea di azione per il futuro a chi nell’AB Caronno Softball si occupa dell’attività scolastica e dell’eventuale “reclutamento”. Visto e considerato che da parte della Federazione non sono giunti segni di ravvedimento ed, evidentemente, mai arriveranno, alla… “sciocchezza”… fatta con la norma che considera NON AFI tutte quelle atlete che non abbiano un’anzianità di… tesseramento di, almeno, quattro anni. Visto e considerato questo, dicevo, mi sento di suggerire di “spostare” il fulcro dell’attività scolastica dalle attuali Elementari e Medie, anticipandola, alle Scuole Materne in modo tale che, una volta tesserati in tenera età, potranno essere regolarmente schierati senza dover utilizzare deroghe varie nel Campionato Esordienti o nelle partite di Mini e poter così sperare di schierare, in futuro (sempre che ci sia un futuro) un’intera “filiera” di formazioni giovanili (Ragazze/Cadette/Under 21 se esisterà ancora questa categoria tra qualche anno) totalmente AFI. Ovviamente questo suggerimento può valere per le società che hanno la “cattiva” abitudine di andare nelle scuole a “promuovere” il Softball… per tutte le altre, abituate ad “arruolare” giocatrici qua e là a seconda dell’esigenza del momento, senza fare la fatica di “crescerle”, proporrei di andare direttamente all’anagrafe del proprio comune e tesserare direttamente tutte le neonate che vengono registrate, così saranno belle pronte a poter giocare nel momento che vorranno, andando contro tutto e tutti, intestardirsi a voler giocare a Softball. A questo punto, però, onde evitare che la Federazione venga colta impreparata o, addirittura, fornisca risposte inopportune che farebbero spazientire nuovamente Giorgio… suggerisco, alla Federazione appunto, di stabilire una norma che impedisca alle società di tesserare neonati fuori dal proprio Comune… o, al massimo, dalla Provincia (…anche se le Province non dovrebbero più esistere… mi sembra…) in modo tale che società più… spericolate o… più “furbe” delle altre non facciano incetta di tesseramenti di neonate in tutta Italia creando un “mercato” degli svincoli che costringerà la Federazione a correre ai ripari normando, retroattivamente, le gestioni degli svincoli di potenziali giocatrici Under 3. |
IO PROPRIO IO - Interviste a bordo campo |
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INTERVISTA A BETRICE SALVIONI #8 |
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Per chi non la conoscesse, vi presentiamo Bea Salvioni, che è l’elemento più rappresentativo emerso dal vivaio Caronnese negli ultimi anni in quanto non solo è una delle travi portanti della formazione che così bene si sta esprimendo in questi anni ma è anche nata a Caronno Pertusella. L'intervista è kilometrica, la presentiamo in due puntate.
Anche se… immaginiamo la risposta… cominciamo
con la domanda di rito:
BEA: Ciao a tutti! Diciamo che è stata una scelta
e una strada che non avrei mai immaginato di prendere definitivamente
prima di quel giorno... e vi spiegherò anche il perché. Allora, avevo 9
anni, ricordo come fosse ieri che ero a mangiare con i miei genitori
alla Cantinetta (ristorante che c’era una volta di fronte a casa). A un
certo punto mi posero la fatidica domanda, dato che ormai ero “grande”:
“Bea, che sport vuoi praticare?”. Premettiamo che, fin da piccola, sono
sempre stata appassionata degli sport in generale (fino a quel momento
avevo partecipato a un corso multi sport per diversi anni e ad alcuni
corsi extrascolastici tenuti dalla mia maestra di educazione fisica); mi
piaceva correre veloce, saltare da una parte all’altra, arrampicarmi
coraggiosamente, muovermi continuamente, in contesti e attività
differenti, perché mi faceva sentire viva. Ha un significato particolare, per te, giocare da sempre per i colori della squadra che rappresenta la città dove sei nata e vivi?
Affermativo. Diciamo che è sempre speciale
rappresentare le proprie radici. Si dice che per aver successo una
persona deve ricordare sempre “da dove viene”, essere consapevole da
dove è partita insomma e cosa fa parte della sua quotidianità. Ecco, io
Caronno Pertusella città l’ho vissuta in lungo in largo, ci son
cresciuta. E sul campo da softball di Caronno Pertusella, ho
innumerevoli ricordi indimenticabili. Sarà anche per questo che, col
passare degli anni, questi colori sono diventati il mio emblema e io
sono fiera di portarli in alto. È difficile da spiegare... questa maglia
per me ha un significato particolare, autentico, che va ben oltre quella
che può essere una sconfitta piuttosto che una vittoria: ce l’ho cucita
addosso e non mi ci posso vedere senza. Nel bene o nel male io non
smetterò mai di amare e di essere grata alla società che mi ha fatto
diventare quello che sono oggi, incarnando la mia identità. L’AB Caronno
è la mia origine, mi ha forgiato, come persona e come atleta, coltivando
il mio talento a tutte le età. Hanno sempre creduto e scommesso su di me
ed è per questo che la ritengo una realtà speciale. La riconoscenza e la
stima sono il minimo che posso rendere loro, oltre alle belle
performance. Io gioco col cuore e con lealtà perché mi viene naturale da
dentro, spinta dal legame inscindibile e dal valore concreto della
realtà neroverde. Qual è il tuo rapporto con le compagne di squadra?
Con le mie compagne mi trovo molto bene, prima di
tutto perché sono persone semplici e poi perché si ha un pensiero comune
in testa: si respira un’aria di competizione considerevole e una grande
voglia di mettersi in gioco. In più ci vogliamo bene l’un l’altra.
Difficilmente si creano screzi, problemi o invidie, perché questo tipo
di cose nuocciono all’unità di squadra e ne siamo consapevoli: quindi
preferiamo starne alla larga. A dir la verità, non permettiamo neanche a
queste cose di insediarsi, perché le discordie interne da sempre sono
ben lontane dallo stile caratteristico dell’AB Caronno. Le discussioni
sono ammesse a condizione che presentino risvolti costruttivi. Per
essere un gruppo vincente, prima di tutto bisogna essere unite! Quindi
non possono esistere tra di noi questi tipi di “cancri della squadra”. E
come tutti avranno visto, questa non è una fesseria: la solidità che c’è
tra di noi è veramente la nostra forza, il più delle volte. Non saremo
dei fenomeni però siamo dure a morire. Ognuna ha capacità e qualità
diverse rispetto alle altre, ma è anche vero che ognuna sa fare il suo
nel modo migliore, chi decisive giocate in difesa, chi sorprendenti
bunt, chi fuoricampi spettacolari, chi valide preziose. Insomma, ognuno
può e deve dare il suo contribuito, perché la collaborazione è il
presupposto per raggiungere l’obiettivo prefissato.
Che cosa ti aspetti da questa nuova stagione?
Sinceramente non son solita fare pronostici, ma,
d’altro canto, sono molto realista! Penso che dobbiamo solo giocare come
sappiamo, consapevoli delle nostre capacità. Lo scopo principale è
quello di arrivare ai play-off e giocarcela contro i grandi, senza
paura. Personalmente ritengo che il confronto con i più forti sia la
sfida più emozionante ed educativa da cui un atleta può trarre spunti e
lezioni interessanti per la propria esperienza. Comunque non escludo
nulla, perché nello sport accade veramente di tutto. Quali aspetti del tuo gioco sono migliorati di più in questi anni e quali, a tuo parere, sono ancora da sistemare?
Sicuramente l’aspetto in cui sono migliorata
maggiormente, ha una connotazione psicologica piuttosto che
tecnico-tattica, che invece ne è stata la conseguenza. Tutti rammentano
che, un tempo, quando ero ancora una ragazzina, il mio punto debole era
la sfera mentale-emotiva. Nel senso che, in situazioni di insuccesso, mi
arrabbiavo spesso e lo davo fin troppo a vedere, tante volte non solo
con semplici gesti di stizza. Ero proprio fuori controllo
caratterialmente, ora che ci penso (letteralmente parlando), e non è una
cosa proprio apprezzabile da vedere su un campo da gioco… Una volta che
mi facevo assalire dalla rabbia, agivo esclusivamente spinta
dall’impulsività e nessuno era in grado di fermarmi. Comportandomi così
non facevo altro che sprecare il mio talento, oltre che a mostrare alla
luce del sole la peggior parte di me… A seguito di appropriate
strigliate e episodi ripetuti dove ho sbattuto la testa, ho capito
l’atteggiamento che bisogna mantenere sul campo e l’ho interiorizzato,
facendolo mio. Non è stato facile combattere contro me stessa. Comunque,
non tutto era da buttare via e non avevo neanche intenzione di annullare
totalmente la mia personalità: tra le mille sfaccettature, ciò che
spicca è che ho mantenuto l’orgoglio che mi contraddistingue. Per il
resto ora, prima di agire, ci penso non due, ma ben tre volte e mi mordo
la lingua prima di intercorrere in altre stupide cazzate. In ogni caso
non ci ricascherò mai in quelle ingenuità perché appartengono al passato
e lì devono stare. Sarebbe sbagliato ritornare indietro ora che sono
maturata umanamente. to be continued... |
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TRA
SPEAKER E SCORER
(Dialoghi
tra sordi) di DOX |
Speaker’s corner Si chiama così l’angolo di Hyde Park in Londra dove chiunque, salito su una sedia o anche solo su una cassetta vuota della frutta può tenere discorsi sparandole grosse quanto vuole. Questo è anche il compito dello speaker di Caronno. |
SPIETATO, CRUDELE, AGGHIACCIANTE |
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Di cosa stiamo parlando? Ma ovviamente dell’articolo dello scorso numero di Palla Mancata ad opera di Karl der Gosse. Potrebbe sembrare ironico, comico o fantascientifico, ma la cosa tragica è che purtroppo tutto quello che ha scritto è terribilmente reale. Tra pochi anni il softball italiano (scritto apposta in minuscolo) sarà totalmente sparito. E cosa ne faremo del nostro stupendo impianto? Tre le scelte. Lasciarlo andare completamente in rovina con l’erba alta un metro (ne terremo un pezzettino ben rasato per ricordare com’era ai bei tempi). Passare al cricket, ipotesi già suggerita in passato, si può adattare facilmente se la loro federazione chiude un occhio come fa da anni la nostra. Abbandonare la FIBS e passare alla federazione francese, le squadre francesi vengono da anni a giocare a Caronno. Marsiglia e Tolone sono più vicine a noi di Parigi, un volo Parigi-Malpensa costa ormai pochi euro, e nel 2024 se a Parigi ci sarà un evento internazionale per il Softball… beh, potrebbe svolgersi a Caronno Pertusella. Restando nel tragico pessimismo vi invitiamo a rileggere e meditare il capolavoro di Bidus (sempre sul numero scorso) che tra il terrificante e lo sconvolgente spazia tra filosofia e neuroscienze con considerazioni che nemmeno Sartre o Leopardi… per citare due tra i più allegri ottimisti. Finalmente il nostro editor è partito lancia in resta contro l’Assurda Fesseria Incredibile (AFI). Inutile dilungarsi su questa follia, le europee che sono italiane e possono giocare in tutti i ruoli. La domanda da porsi è questa: CHI? Ci sarà ben un nome di chi inventa queste follie (magari solo per il proprio interesse), con tanto di nome e cognome, che le pensa di notte e le porta in consiglio federale, e i nomi di chi poi le vota. Personalmente ho posto questa domanda al Presidente e a due componenti del Consiglio Federale. Nessuna risposta: chi ha abilmente sviato il discorso fingendo una telefonata, chi l’ha buttata sul ridere allontanandosi, chi ha risposto che non lo sapeva. Coraggio, Sherlock Holmes di tutta Italia scoprite questi nomi, che almeno in punto di morte il Softball italiano sappia almeno chi ringraziare. Per il Softball giocato la prossima è a Collecchio. Di solito si vanno a vedere le medie, le statistiche, per qualche previsione più o meno azzeccata. Quattro partite per le emiliane: un doppio vinto 40-6 e l’altro perso 19-0. Sconcertante? Fai 40 punti e poi non ne fai nessuno? Potenza in battuta: due atlete con due tripli e due homer, e altre 5 (cinque!) nelle statistiche delle migliori. Ci massacrano di valide. Poi guardi la pedana e Caronno ha 1,29 di PGL e loro 7,00. Non gli facciamo vedere palla e gli segniamo un casino di punti. Ma allora? Ragazzi, sono i risultati di quanto scritto sopra, il lavoro degli scorer è inutile, ogni settimana sono sorprese diverse a seconda di quante straniere troverai in campo. Per lo meno sarà un campionato falsato, non regolare, ma sicuramente non noioso. |
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