Palla Mancata 

ANNO XXIII - NUMERO 12

9 SETTEMBRE 2023

Notiziario quasi serio su quello che riguarda, non riguarda o potrebbe riguardare il softball, e non solo, a Caronno Pertusella e dintorni

PLAY OFF


CHI, COME, DOVE E PERCHÉ

SBIRCIANDO

Il cosiddetto editor, per altro come fanno tutti quelli veri, può, o forse deve, leggere in anticipo gli articoli in pubblicazione, per cui vedo di essere citato più volte qui sotto. Cerchiamo però di non parlarci addosso, ovvero di non diventare autoreferenziali. In ogni caso almeno tra di noi ci leggiamo.

E intanto, finalmente, è stata data alle stampe l'opera omnia di Palla Mancata, ovvero i due tomi che raccolgono i (primi) vent'anni di pubblicazione. È stata una faticaccia raccogliere, impaginare, eccetera, ci chiediamo: ma come abbiamo fatto a scrivere  tutto quel materiale?

In alcuni casi, rileggendolo, è impossibile trattenersi dalle risate, e poi ci sono situazione nelle quali chi ha scritto è stato, per così dire, profetico.

Vent'anni sono un periodo molto lungo, attorno a noi quasi tutto è cambiato e noi stessi lo siamo, tranne in una cosa: nelle stupidaggini non siamo secondi a nessuno. Raccogliamo l'invito a proseguire.

Assieme è andato in pubblicazione il libro dedicato a ricordare, e celebrare, il record mondiale per la partita di softball più lunga, 1-6 giugno 2010. Il titolo dato è La scultura vivente (citazione da Joseph Beuys), il motivo lo si comprenderà leggendo gli articoli iniziali del libro.

Trovate i due volumi al Bar Jola.

E per concludere una parola sulla Coppa delle Coppe. Non è andata come ci auguravamo, è un fatto, ma questo è lo sport, anzi è la vita. Questa consapevolezza ha fatto sì che il secondo posto sia stato considerato un buon risultato e un risultato importante, senza recriminazioni e inutili analisi sulle ragioni del mancato primo posto.

In questo sport ho vissuto tante sconfitte e una in più non cambia il bilancio generale, ma quando atlete, tecnici e dirigenti sanno accettare una sconfitta, che fa parte del gioco, essa viene limitata al dato statistico di ciò che è avvenuto in campo. Non coinvolge l'essere delle persone e si può perciò proseguire con immutato entusiasmo a giocare, allenare e organizzare.

Alla prossima.


Immagine Giovanni Pini

Personaggi della settimana: le squadre che hanno giocato la Coppa delle Coppe, scortate dalle nostre giovani atlete


AD  OVEST  DI   PAPEROPOLI

GUTEMBERG
di BIDUS

Chiunque possiede un libro.

Un libro è uno degli oggetti più conosciuti e riconoscibili. Ora ne possiedo uno anch’io. Anzi a dire la verità due, due volumi che raccontano vent’anni di “Palla Mancata“.

Un libro è qualcosa capace di esistere anche quando non ci saremo più e le nostre parole vane saranno scomparse svolazzanti nell’aria inquinata e illeggibili sui computer per la crisi energetica che li blocca con frequenti blackout. Mi sono stati donati da Rodrigo Borgia di Bariola con una dedica personale che mi ha commosso: “Tel chi i librun“.

Sono rientrato domenica sera in Piemonte ubriaco dagli effluvi di birra che mi aveva alitato in faccia il mitico Dox tra la descrizione di una valida, una citazione di Platone e qualche cattiveria gratuita.

Un libro è una cosa seria, pericolosa, significa che tutto quello che vi è impresso può essere letto e riletto nei secoli a venire. Quando tra cinquant’anni comparirà sgualcito sulle bancarelle di Parigi, un docente di fisica nucleare della Sorbona lo comprerà e leggerà del nostro modo di intendere lo sport e forse anche la vita.

Rileggendo alcuni vecchi articoli mi sono reso conto di quanto sia radicato in me il barbonismo spirituale da nomade della memoria. Il primo articolo che con grande coraggio avete ospitato risale al 13 giugno dell’anno 2009 (*), non mi sono mai preso molto sul serio e rileggendomi mi sono reso conto di quanto le mie stupidaggini riflettano in pieno la mia indole solitaria e curiosa. Come si può scrivere di fatine e rape tedesche o di passeri, di legno secco e spaghetti americani, ma la vera domanda è come avete potuto leggerle?

Forse proprio il bisogno di leggerezza e goliardia che tanto ci manca, forse il bisogno di distaccarsi dai problemi che ci avvolgono in una coltre di fumo tossico, forse solo il compiacersi di sapere che qualcuno è più folle di te.

Sono orgoglioso del mio cervello che vive per strada e sono orgoglioso che qualcuno mi derida e mi consideri un cretino, sono un essere umano che ama la vita e la vede e racconta da un punto di vista improbabile.

Il nome della rosa di Umberto Eco si chiude così: “Stat rosa pristina nomine nomina nuda tenemus“, delle cose abbiamo solo il nome nudo. Quanta vita si cela dietro al nome, quanta vita si cela dietro a uno scritto a prima vista stupido e insensato. Sono trascorsi quattordici anni dal primo articolo, sono passati due scudetti, una coppa dei campioni, una pandemia globale, due retrocessioni, due nipoti bellissimi e un fiume di vita.

Quindi non posso che ringraziarvi tutti, dietro questo libro c’è una grande amicizia ed una stima sincera. Innalziamo quindi i calici e brindiamo ad altri quattordici anni di articoli semiseri e scrittura errante.

Salute,
GB

(*) È opera di Maria Grazia, parlando con lei di PM quando volevamo ampliare il numero dei collaboratori, mi disse testualmente: "Chiedi a G., ci sa fare".


NÉ TIFOSO, NÉ TECNICO (Commenti in libertà)

FEDERAZIONE, GENITORI E SOCIETÀ
di
KARL DER GROßE

Cercando di mantenere una flebile coerenza con i miei interventi precedenti non farò commenti su playoff e coppe in quanto, per i playoff, avevo già dichiarato che l’accesso o meno ad essi era, per me, secondario rispetto alla soddisfazione di aver vinto le due, ultime, partite della stagione con Saronno, mentre per la Coppa, non avendo piacere di vedere… “profanata” la maglia della Rhea, non saprei cosa dire in quanto, proprio per questo motivo, non ho assistito a una sola partita della competizione europea.

Quindi, non “potendo” parlare degli argomenti “caldi” di questo periodo, prenderò spunto dai contributi dell’editor nello scorso numero di PM in cui descriveva la ridicola… “gestione” delle finali giovanili e da quello di Dox, di qualche numero fa, in cui descriveva le difficoltà di gestire l’attività giovanile nel periodo estivo.

L’editor sottolineava la “gestione” delle finali giovanili di questo anno che, purtroppo, puntualmente, e con disarmante… “coerenza”, ogni anno, viene fatta dalla Federazione dimostrando, sempre, quali finalità ha, per lei, questa competizione che dovrebbe, meritare ben altra attenzione se, veramente, si avesse a cuore il futuro di questo sport, mentre Dox sottolineava le problematiche di dover gestire quella che io considero vera e propria superficialità e maleducazione da parte dei genitori che fanno praticare un’attività sportiva (di squadra) ai propri figli senza nessun rispetto per chi si impegna a farlo seriamente siano essi allenatori o compagne di squadra.

A tutto questo, per completare il “quadretto”, se vogliamo andare a vedere bene, si aggiunge la gestione che alcune società fanno della attività giovanile che viene utilizzata, più che altro, per raccogliere “fondi” da utilizzare per il finanziamento dell’attività seniores.

Tutto questo predispone l’animo in una condizione di tristezza infinita anche perché, tutto questo, non è altro che una piccola rappresentazione del mondo di oggi dove interesse ed egoismo la fanno da padroni.


VISTO DALLA CURVA

SAME OLD STORY
di DAPE

È la solita vecchia storia, sì tutto bello e tutte brave per l'amor del cielo, ma alla fine come in tutte le partite importanti, di un certo peso diciamo, in tasca non ci viene un tubo.

Seguiamo il Caronno da più di 20 anni e le uniche partite importanti che abbiamo vinto sono state la promozione in A1 e la finale di coppa Italia di A2, ma in quei casi la nostra squadra era veramente superiore rispetto alle altre, neanche la regola più "strana" della galassia, ovvero di poter tesserare atlete di altre squadre (pure dello stesso campionato) ci ha portato a vincere...

Eppure sulla carta eravamo la squadra più forte, ma poi sul campo, ecco che arriva il "complesso della vittoria" e anche chi batte come un fabbro nelle rispettive squadre magicamente non ne vede una, sarà mica una macumba?

Senza contare alcuni incredibili blackout difensivi che non si sono mai visti in tutta la stagione. Lungi da noi dare le colpe, non siamo abilitati e neanche così esperti per farlo, e poi è una cosa che non ci piace, però bisogna capire come mai, e so che gente più preparata di noi lo starà già facendo, quindi non preoccupiamoci e comunque ormai è andata ed è inutile piangersi addosso.

Adesso arrivano i playoff quindi: testa, cuore e anima, date il 100%, noi saremo sempre lì a sostenervi, perché per noi la maglia NEROVERDE vale più di mille scudetti e mille coppe.

AVANTI CARONNO LOTTA PER LA MAGLIA, VINCI PER GLI ULTRAS.


TRA SPEAKER E SCORER  (Dialoghi tra sordi)
di DOX

Speaker’s corner

Si chiama così l’angolo di Hyde Park in Londra dove chiunque, salito su una sedia o anche solo su una cassetta vuota della frutta può tenere discorsi sparandole grosse quanto vuole. Questo è anche il compito dello speaker di Caronno.

SANTISSIMA SPIOTTA

Dopo una lunga attesa finalmente agguantiamo anche quest’anno i play-off.

Battuto il Saronno dobbiamo attendere che Pianoro perda una partita a Forlì, prevedibile in stagione regolare ma non tanto a metà agosto, con le squadre che hanno già finito la stagione da un po'.

Raduno davanti al TV con tanto di scongiuri, invocazioni, Argy con il rosario in mano.
Rebecca è particolarmente ispirata e nel pre game intona le litanie funebri: trovate in tutti i modi il video, c’è da rotolarsi in terra per le risate.

Le lamentazioni si chiudono con l’invocazione riportata nel titolo, e la brava Alice si rivela determinante segnando il primo punto e battendo poi un triplo: 4-0 e siamo in post season.

Come fa giustamente notare l’editor, la vera sconfitta di Pianoro non sono i 4 punti presi da Forlì (ci stanno), ma i soli 33 spettatori presenti in casa alla partita decisiva di una intera stagione.

Ora incontriamo gli amici di Bollate, senza pressione e a cuor leggero. Noi abbiamo raggiunto gli obiettivi stagionali, e giocando tranquilli potremo mettere in difficoltà gli avversari, già battuti una volta in campionato. Vista la situazione favorevole, vuoi vedere che arriviamo alla finale? Non si sa mai. (Mai dire mai?)

Sull’altro fronte un fortissimo Saronno è in un momento di difficoltà. Pesano sul morale le due sconfitte di Caronno e l’amaro finale di Coppa. Forlì è come sempre un’ incognita, quali e quante atlete saranno presenti in campo? A ranghi completi può battere chiunque, ma è tutto da vedere.

E se alla fine fosse davvero decisiva la “santissima Spiotta?”

***

SOPRAVVISSUTI

Una settimana intensa, senza il tempo di tirare il fiato, ma ancora una volta ce l’abbiamo fatta.

Coppa delle Coppe, invasione di stranieri a Caronno Pertusella, ma anche di spettatori.
Speravamo in 30 spettatori durante il giorno e 150 la sera. Siamo stati travolti da 100/150 di giorno e 500/600 la sera.

Indimenticabile la marea urlante nella finale durante la rimonta dal settimo al tie-break, mai visto una cosa del genere in più di 50 anni sui campi.

Birra a fiumi, ovvio c’erano olandesi e cechi, spazzato via tutto ciò che era commestibile.
Complimenti e ringraziamenti da tutti per la perfetta organizzazione, da arbitri e dirigenti, ma anche da semplici tifosi e dagli stranieri. Ancora una volta la filosofia e la strategia che sta dietro all’organizzazione si è dimostrata vincente.

Come sempre in questi avvenimenti saranno presto dimenticate le fatiche e rimarranno solo i ricordi più belli.

Il direttore del torneo che offre tutte le sere una bottiglia alle donne del bar. L’Ape car di Bruno che fa impazzire gli arbitri con il trasporto delle loro valigie. Una settimana di sole con le olandesi con la pelle ustionata. La cerimonia finale chiusa pochi secondi prima di un tornado che spazza via tutto.

Incredibile il lavoro di tutti i volontari, oltre ogni previsione hanno retto al carico di lavoro che si è rivelato molto più alto del previsto. Ah, sì, abbiamo anche giocato 23 partite, grande spettacolo sempre, peccato che abbiamo perso la finale al secondo supplementare dopo aver vinto tutto senza subire punti.

Parliamo un po' di softball. Le olandesi hanno vinto 6-5 perché hanno battuto un sacco, fare 5 valide a Tornes e 6 a Greta è un’impresa non da tutti. Nonostante ciò siamo stati in partita fino all’ultimo, e capite bene che a questo punto ogni singolo episodio diventa determinante, sia per noi che per loro. Non possiamo però per la cronaca non citare due episodi, confermati poi dalle riprese video.

Prima ripresa, 0-0 due fuori Princic con 1-2. Evidente strike, non chiamato. 2-2. Ancor più evidente strike, proprio nel mezzo, ancora non chiamato: 2-3. Sarebbe stato due volte il terzo out. Sul lancio successivo Princic batte valido e parte il rally olandese per 4 punti. Con una delle due chiamate giusta avremmo vinto 5-1.

Settima ripresa, basi piene, battuta sull’interbase, Eguchi segna il punto della vittoria, ma Gasparotto travolge Princic e il punto non è valido.

Ripeto che in una partita così chiusa non si può guardare ai singoli episodi, ma con un pizzico di fortuna…

La colpa della sconfitta ricade tutta sulle spalle di..Alfonso. In tanti anni non è mai venuto nel bugigattolo dello speaker, nella finale si è appollaiato dietro lo scorer con la scusa di vedere i lanci. Ho tentato invano di scacciarlo, ma niente. Alla fine sul 5-1 se n’è andato. Immediata rimonta 5-5.

Il lato positivo della faccenda è che il prossimo anno non saremo costretti a ripetere questa fantastica e bellissima, follia (a meno di vincere il campionato).