Palla Mancata 

ANNO XI - NUMERO 3

16 APRILE 2011

Notiziario quasi serio su quello che riguarda, non riguarda o potrebbe riguardare il softball, e non solo, a Caronno Pertusella e dintorni

E UNA


CHI, COME, DOVE E PERCHÉ

VARIETÀ ED ALTRO

Leggendo gli articoli di questo numero di PM salta agli occhi la varietà (e diversità) dei pareri espressi dai nostri articolisti. Per fare un esempio c'è che ritiene che un risultato di 19-13 sia sinonimo di spettacolo e chi lo ritiene invece un risultato inadeguato per la prima serie del softball italiano. Vuol dire che dove c'è diversità di idee nascono interessanti dibattiti, a patto di sapere ascoltare, e qui è garantito.

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Salutiamo la vittoria della Rheavendors sull'Unione Fermana come un primo importante passo, non tanto nella classifica, quanto nell'avvicinarsi ai ritmi della A1: Caronno ha in campo atlete che possono competere nella massima serie, ma è importante capire il prima possibile come vanno affrontate e vissute le partite.

In A1 tutto va conquistato con difficoltà ed è parimenti facile concedere se si perde la concentrazione, anche un solo attimo. Di sicuro il raggiungimento dell'equilibrio costerà un po' di alti e bassi di assestamento, la squadra può contare sul sostegno di tutto l'ambiente, tifosi in primis, raccomandiamo quindi la serenità di fronte ad ogni evento.


  

Personaggio della settimana: Kelly Sheldon, ha firmato la prima vittoria della Rheavendors.

AD  OVEST  DI   PAPEROPOLI

MOMENTANEAMENTE SQUILIBRATO
di BIDUS

Girovagando per le campagne del nord alla ricerca del barbone nascosto dentro di me, mi chiedo se siamo ancora capaci di essere”felici”, travolti da debiti contratti con banche e fiduciarie, con situazioni lavorative precarie ed angoscianti, preoccupati e ansiosi per terremoti, tsunami e guerre scatenate senza il nostro consenso, non riusciamo nemmeno più a pronunciare la parola “ Felicità”.

Procediamo a tentoni verso una depressione lenta e inarrestabile, consci della catastrofe che ci attende in fondo alla strada.

Bene, ora che un mondo di allegria si è aperto dentro di voi e siete assolutamente confusi e felici mentre seduti sul divano riflettete sulla difficile scelta del metodo con cui cancellare la vostra strana esistenza, siete nella predisposizione mentale giusta per ascoltarmi, seguaci di canale cinque, studiosi del grande fratello, neurodipendenti da passeggiate domenicali all’IKEA. Torniamo alle origini, riprendiamoci il gusto di fare le cose per quello che sono nella loro estrema semplicità e leggerezza, non cerchiamo sempre e comunque dietrologie nascoste e complotti orditi alle nostre spalle, divertiamoci, confrontiamoci sereni con i nostri simili, guardandoci negli occhi sorridendo in pace con noi stessi.

Entro i prossimi dieci anni il barbonismo come sistema di vita non sarà solo privilegio di pochi eletti, molti di noi spingeranno finalmente un vecchio carrello Auchan pieno di inutili cianfrusaglie, ricordo della vita passata, i pochi ricchi rimasti faranno a gara per avere un barbone in casa da mostrare agli amici, cambieremo ogni giorno menù provando le diverse mense per i poveri e ci lasceremo alle spalle le inutili televisioni in 3D, i costosi telefoni di ultima generazione e le automobili che si parcheggiano da sole, saremo finalmente liberi. Sono pazzo? Si. Sono pazzo e momentaneamente squilibrato ma consapevole che non ci sono alternative: o ricominciamo a bere l’acqua per quello che è, o perderemo veramente l’uso della ragione sconfitti dal più grande nostro nemico, noi stessi.

Oggi ho terminato il mio "lavoro-non lavoro" in un orario inconsueto e, attirato come un topo dal pifferaio, mi sono diretto al nostro campo da softball. Inseguendo risate argentine e grida di gioia mi sono avvicinato circospetto, un senso di malessere mi ha attanagliato quando ho visto decine e decine di bambini che giocavano a softball, sotto la guida degli istruttori, in perfetta serenità. Giocavano a softball per quello che esso rappresenta, un gioco, divertente ed entusiasmante preso nella sua versione più pura e ingenua, semplicemente un giuoco. Noi non ci riusciremo mai.

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Ho attraversato la frontiera del Ticino alcune settimane fa a bordo di una lussuosa macchina prodotta in Germania, l’aria Lombarda carica di effluvi di panettoni rancidi accatastati ai bordi delle strade mi ha costretto ad indossare la mascherina impregnata di tartufo nero di Alba che porto sempre con me quando sono costretto ad allontanarmi dai confini Piemontesi. Dovevamo giocare in quel di Bollate, ma la curiosità è stata troppo forte ed ho costretto il pilota tedesco fornito dalla casa nel kit di montaggio dell’auto ad effettuare una piccola deviazione per vedere se il Pertusellico faraonico campo aveva subito delle modifiche. Giocavamo in orari diversi per la differenza di fuso orario tra la costa occidentale del Lambro ed il meridiano di Gallarate, ho fatto fermare l’auto a distanza di sicurezza e dopo aver rifocillato il crucco con birra e crauti bavaresi (gli unici articoli che non mi hanno sequestrato alla dogana dove hanno trattenuto per l’incenerimento i pomodori San Marzano e le zeppole di zia Crocifissa), mi sono travestito da mottarello algida e con circospezione mi sono avvicinato.

Turcolandia era immota e silenziosa, i cavalli si abbeveravano tranquilli dietro l’esterno centro e una sacca di mazze da Golf dimenticata dall’esterno destro vicino al pad segnalava che le atlete forse erano al fresco della foresta che oscurava l’orizzonte. Centinaia e centinaia di operai bulgari e veneti tagliavano l’erba con falci in oro massiccio, controllati da due mastini russi in tulle rosa e calzamaglia d’ordinanza. 

Come riuscivano a comprendersi gli operai, le guardie e i cavalli resterà per me sempre un mistero, ma probabilmente a voi è ancora concesso il dono della comprensione di tutte le lingue come prima della Torre di Babele. Trasportato verso l’esterno dalle paffute mani di un piccolo longobardo che nel frattempo mi aveva acquistato al prezzo di un Turconio di rame, ho ripreso le mie sabaude sembianze e mi sono diretto verso la ridente città di Bollate, dove siamo stati accolti con grandi manifestazioni di affetto e sincera amicizia nella più sincera tradizione greca di ospitalità lombarda famosa in tutto il mondo.
E comunque, tanto va la grappa al sordo che impara a zampettare.

Beatamente impazzito vi saluto.

GB


OLTRETEVERE

LA PUBBLICITÀ È L'ANIMA DEL COMMERCIO
(dalla serie: aggiorniamo i siti web)

Dr. Jekill & Mr. Hyde

È arrivata l’estate con largo anticipo (anche se durerà poco…, ma godiamocela) e con l’estate è arrivata la voglia di giocare a softball e di parlarne. 
Mi è piaciuto molto l’articolo di Dox sull’ultimo numero di Palla Mancata che ribadiva concetti comuni, questo sport è in pericolo: Serie B sparita , Serie A2 saccheggiata, Serie A1 costretta a far giocare (anche se se lo meritano) ragazzine di 15-16-17 anni le quali si divertiranno un sacco, ma costrette a questa età a sobbarcarsi trasferte di centinaia di chilometri partendo il sabato mattina (perciò trascurando la scuola) per rientrare la domenica mattina all’alba. 
Fosse uno sport che poi possa garantire un decoroso stipendio (diciamo 3000-4000 euro al mese? Che nel mondo dello sport non sono neanche tanti)
(*) allora il gioco varrebbe la candela ma purtroppo sappiamo che così non è.
Si gioca per la passione, il divertimento, la voglia di stare assieme, l’amore per il softball, questo sport strano praticato da poche centinaia di ragazze in tutta Italia (lo dicono purtroppo i numeri).
Poche sono le isole felici (Lombardia, ma più precisamente Bollate – Caronno), Emilia (tutta la regione da Parma a Forlì) e qualche altro distretto (Friuli – Piemonte - Veneto – Marche, ma limitatamente ad alcune città o zone e non in egual misura).

Aggiungiamo la Toscana che ha comunicato da poco i suoi calendari (5 squadre di B, di cui 2 emiliane + 4 squadre di Under 21, speriamo non siano le stesse ragazze che si alternano).

Aggiungiamo la anomala Sardegna (che è veramente un’isola…, dal clima felice) che ha un’attrazione particolare per questo sport nonostante le loro squadre debbano sobbarcarsi trasferte via aerea ad ogni partita, probabilmente qualcuno gli ha trasmesso questa passione che si e fortemente radicata (2 di B + 4 Cadette).
Si fa fatica a reclutare giovani leve, si fa fatica a fare propaganda, si fa fatica a coinvolgere società, si fa fatica a vedere pubblico alle partite, si fa fatica…

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Se “la pubblicità è l’anima del commercio” devo dire che non siamo buoni venditori o buoni pubblicisti (ma esisterà questo termine o è un neologismo? Boh?).
La passione e la curiosità ci portano a volere sempre di più, siamo affamati di notizie perciò ci attacchiamo al mezzo d’informazione più veloce al giorno d’oggi: “internet”.
Navighiamo e navighiamo alla ricerca di siti con risultati, cronache, orari di incontri, mercato giocatori, pettegolezzi, statistiche, medie battute e tutto quanto fa spettacolo. 
Anch’io voglio sapere, sono assetato, curioso, navigo… e navigo… e navigo, ma trovo poco o nulla.
Poche informazioni, pochi siti, siti web non aggiornati (molti fermi al 2010 o addirittura al 2009), roster incompleti, foto mancanti, notizie zero, commenti di partite zero, orari di partite zero.
Il sito della società di pallavolo di mia figlia (parrocchiale) ha sempre tutto in ordine: orari – foto – commenti partite – classifiche ecc., uno vuole una informazione e zac… la trova… e si che sono 4 gatti.
Quelli di blasonate squadre di A1 o A2 sono fermi al 2010!
Mannaggia, ma neanche la buona volontà di aggiornare il sito per dare informazioni al mondo! La FIBS non potrebbe obbligare le società ad avere e tenere aggiornato il loro sito? “La pubblicità è l’anima del commercio”, ma qui non vendiamo neanche un chiodo

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E adesso un po’ a ruota libera: 
Rileggendo l’articolo, ops, noto che cito “Serie A1 e Serie A2”… ma se non esiste una Serie B a livello nazionale (17 squadre in tutta Italia?), a cosa serve chiamarle A1 e A2… a queso punto chiamiamo la serie B “A3”, così per par condicio e non si sentono declassate.

Ho letto che la federazione vuole fare i try-out per le ragazze che giocano a baseball (avete letto bene: b-a-s-e-b-a-l-l) nei campionati maschili perché, le hanno contate, arrivano alla ragguardevole cifra di 40-50 o giù di lì in tutta Italia..., ma a chi giova spendere dei soldi per fare un evento simile, non riusciamo a trovarle i soldi per il softball e li spendiamo per i try-out di baseball femminile!
Sia benedetto l’inventore della regola della lanciatrice libera (partita 1 o partita 2) = più vittorie per tutti, più strategia, più equilibrio, più gioco, più spettacolo.
E che spettacolo deve essere stato la partita tra San Marino e Bollate finita 13-19 con capovolgimenti e sorpassi, sarebbe stata bella da vedere in televisione, altro che gli striminziti 1-0 delle lanciatrici americane con 14 strike-out e 1 battuta valida. 
Più spettacolo, più divertimento, più gente, più salamelle! A veder la partita si va per passare una serata in compagnia, prendiamo esempio dagli americani. 
E poi, basta con quelli del Caronno che devono sempre piangersi addosso perché non ce la fanno… e datevi ‘na mossa... anche gli altri hanno 2 gambe – 2 braccia – 2 occhi… usateli e vincerete le partite. Avete lottato tanto per arrivare in A1 (non è un punto d’arrivo, è un punto di partenza) lottate per restarci.
Buonanotte a tutti e buon lavoro 

(*) Ci permettiamo di dissentire, non sono molti negli sport professionistici, e neanche in tutti, ma nello sport dilettantistico ci sembra che siano una rara eccezione (ndr).


VISTO DALLA CURVA

10 ANNI
di DAPE

Non sembra neanche che sia passato così tanto tempo, eppure sono già 10 anni che la curva neroverde esiste.

Tutto ebbe inizio nel Luglio 2001 quando alcuni giovani ragazzi, stanchi di assistere alle partite come tutti gli altri, ovvero tranquilli al loro posto come la migliore tradizione degli sport Americani, iniziarono a movimentare un pò i sabati pomeriggio allo stadio del softball di Bariola.
Ci si organizzava con quello che si riusciva a trovare gratis, avevamo uno stereo portatile, con CD che a ogni punto fatto accendevamo con una canzone sempre diversa, qualche piccolo coro che ogni tanto e all'epoca un pò timidamente iniziava ad uscire, la cosa più bella che avevamo e che abbiamo tutt'ora è un telo nero gigante con su scritto "MAGICA RHEA".

Un'altra cosa che introducemmo fu quella di seguire la squadra sempre e ovunque (ancora adesso l'AB Caronno è l'unica squadra in Italia ad avere il tifo organizzato che invidiano tutti), non si mancava mai, si aspettava tutta la settimana il sabato, con una passione incredibile.

All'inizio eravamo in pochi, con il tempo siamo riusciti a raggiungere le 10 unità (se vi sembra poco andate su tutti gli altri campi sia di A1 che di A2 e ditemi quanta gente c'è), con alcuni che se ne sono andati (purtroppo), se no saremmo stati ancora di più.

Andando avanti con il tempo, la curva neroverde è cresciuta sia a livello di persone (alcune andate, altre arrivate), sia a livello di casino, con tamburi che hanno sostituito il vecchio grande stereo, con cori cantati ad altissima voce e non più timidamente (**), sono arrivate bandiere, uno striscione, sciarpe, maglie, felpe, fumogeni e tante coreografie, ma la passione delle persone che popolano la curva è rimasta la stessa, molti ci prendevano e ci prendono in giro per questo nostro attaccamento, ma a noi non importa, quello che ci interessa di più è vedere le facce delle ragazze ad ogni nostra coreografia, vederle venire sotto la curva ad ogni fine partita per ringraziarci e sopratutto sentire quanto gli manchiamo quando non possiamo essere lì con loro.

Inoltre, nessuno può capire quanto sia complicato gestire la curva, quanto tempo mettiamo per far si che sia tutto sempre perfetto.

Ci sono dei momenti che pensi: "Ma chi ca... me lo fa fare?" Ma dopo, quando siamo tutti lì sulla tribuna a cantare e a divertirci, capisci cosa ti spinge a non mollare.

Una passione, un amore infinito per questi colori, chiamalo come vuoi, ma non lasciarlo mai.

Per finire, vorrei ringraziare tutti i ragazzi che sono passati e tutti quelli che ci sono ora, perché senza di voi tutto questo non ci sarebbe e non sarebbe mia esistito.

AVANTI ULTRAS

FORZA CARONNO SEMPRE 

(**) Con l'autorizzazione ed il beneplacito della dirigenza, dopo aver sottoscritto il "codice deontologico del tifoso" definito dalla società (ndr).


TRA SPEAKER E SCORER  (Dialoghi tra sordi)
di DOX

Speaker’s corner

Si chiama così l’angolo di Hyde Park in Londra dove chiunque, salito su una sedia o anche solo su una cassetta vuota della frutta può tenere discorsi sparandole grosse quanto vuole. Questo è anche il compito dello speaker di Caronno.

LANCI PAZZI

Anche questa settimana il numero di palle mancate e lanci pazzi è impressionante.
È oramai evidente che è un problema di lanciatori, che spesso sotto pressione nei momenti decisivi cercano di spingere e perdono il controllo. Non si spiega in altro modo il fatto che molte partite vengano decise (magari al tie-break) da questi errori, che rovinano il lavoro magari ben fatto per molte riprese.

Lanciatori inesperti? Perché giovani o giovanissimi?

Molte le partite con divario netto, oppure, se entrambe le pedane schierano ragazzine, si assiste alla sagra del battitore, vedi S. Marino-Bollate, con 32 punti che non si vedono nemmeno più nella categoria ragazze (*). E questo manda a monte la classifica di media battuta, perché se mi trovo di fronte la ragazzina in giornata no posso passare da 200 a 450 in una partita.

D'altronde questa è la realtà: non ci sono lanciatrici (italiane) di valore internazionale, poche le veramente buone. Le altre, che avrebbero bisogno di due-tre anni in A2 per salire di livello, vengono schierate per necessità (ritiri, assenze, infortuni, ecc.) in A1 con quel che ne segue (**).
In compenso, siccome questo vale per quasi tutte le squadre, l’equilibrio è notevole e ogni settimana qualsiasi risultato è possibile (vedi classifica attuale).

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Cambiando argomento e passando alle giovanili, nello scorso numero un collega di penna notava la carenza di squadre nel sud: può darsi che si tratti di carenza organizzativa (nel mettere in rete i risultati delle partite), responsabilità quindi dei comitati regionali o delle COG locali, ma le molte squadre del sud di A1 e A2 devono forzatamente avere le loro giovanili e quindi: o le hanno sulla carta e non giocano (?) oppure nessuno provvede a diffondere le informazioni.
L’argomento è interessante, e molto, per cui invito il collega a continuare nella ricerca e ad informarci su quali sono e cosa fanno le giovanili ad esempio di Caserta e Nuoro.
Infine abbiamo visto all’opera a Caronno Pertusella una nazionale con tante giovani: lodevole il lavoro che Marina “povera” Centrone porta avanti in maniera encomiabile, cercando di valorizzare tante giovani di talento e facendo tutto il possibile (e anche di più).

Purtroppo si deve fare la minestra con quello che passa il convento, e se le mamme italiane non hanno sfornato fenomeni dobbiamo applaudire e sostenere le nostre brave giocatrici per quello che possono dare oggi, e magari fra un po’ di anni cominciare a sognare. Il gruppo è ben unito, abbiamo visto sincera amicizia tra tutte, allegria e tranquillità, lavorano bene insieme e quando una squadra è compatta può raggiungere risultati insperati. 

Auguri ragazze!
(*) L'immaginifico Dox trascura il fatto che inevitabilmente nella categoria ragazze non si possono segnare 32 punti, con il limite di 4 punti a ripresa, in 5 riprese al più saranno 20 punti. Numero che nella categoria cadette può salire a 24. Per rendere l'idea potremmo invece citare famose partite anni '70 con decine di punti, ma allora si trattava di softball pionieristico, oggi francamente ci si aspetterebbe qualcosa di meglio. Per il resto l'analisi di Dox sembra inoppugnabile.

(**) Siamo meno pessimisti di Dox, qualche giovane interessante c'è, avrà bisogno di ambientarsi in A1, ma non possiamo escludere gradite sorprese, anche in casa caronnese.