Palla Mancata 

ANNO XV - NUMERO 4

2 MAGGIO 2015

Notiziario quasi serio su quello che riguarda, non riguarda o potrebbe riguardare il softball, e non solo, a Caronno Pertusella e dintorni

DOUBLE FACE


CHI, COME, DOVE E PERCHÉ

QUANTE SQUADRE?

L'argomento ritorna periodicamente (vedi anche articolo di Dox qui sotto), la ISL non ce la fa ad arrivare a 16 squadre, meglio sarebbe una ISL a 10/12 squadre, e così via.

Noi ribadiamo il nostro punto di vista: sarebbe un errore madornale restringere la ISL, mentre va continuato il progetto che mira a portare la ISL a 16 squadre.

Vediamo perché.

Intanto evocare i tempi quando la prima serie era di 10 squadre è improprio, erano veramente altri tempi da ogni punto di vista, in particolare da quello del numero delle atlete praticanti.

Una prima serie di vertice, con un numero limitato di squadre, ha senso a due condizioni:

1) che sia garantito che le migliori atlete vi giochino;

2) che sia l'espressione di una base ampia, dove il vertice esprime l'eccellenza.

Nessuna di queste condizioni è al momento verificata.

Il numero di atlete disposte a giocare lontano da casa trascurando studio, lavoro e famiglia è molto ristretto, e ciò ha una logica, nessuno può garantirsi un reddito con il softball. Ove si è coltivata questa illusione, anche in tempi recenti, la forzatura della realtà ha portato ben presto i nodi al pettine e tutto è crollato.

Di sicuro qualcuno potrà tentare ancora questa strada, purtroppo l'esperienza non è mai abbastanza per garantire saggezza nelle decisioni future.

La base è tutt'altro che ampia, e se un solido è alto e stretto è instabile e può facilmente cadere, mentre uno basso e piatto è molto più stabile.

In questo momento l'emergenza è quella di salvaguardare l'esistente, prima ancora che pensare allo sviluppo. Si gioca in poco più di tre/quattro regioni, consolidare queste realtà è un imperativo.

Occorre fare in modo che le giovani promettenti, anche se non ancora del tutto formate, abbiano la possibilità di crescere, attraverso il confronto con le migliori. In questi caso anche qualche batosta può servire.

Ma affinché le società possano affrontare questa circostanza è necessario che abbiano la tranquillità di poter programmare, ed il blocco delle retrocessioni è sicuramente un aiuto.

Senza l'assillo del risultato vediamo in campo diciottenni in crescita, le società più oculate saranno in grado di capitalizzare al meglio questa esperienza. Certo, i risultati si vedranno solo tra qualche anno, e dipenderanno dalla stoffa di queste giovani, di sicuro però in questo momento esse hanno la possibilità di capire come giocano le migliori, di confrontarsi con loro e di crescere.

Vediamo cosa succederebbe con una ISL a 10 squadre. Delle 13 attuali, 3 dovrebbero giocare in A2, con quali prospettive di confronto e di crescita?

Guardiamo la situazione della A2 dopo 3 giornate. Su 38 incontri disputati 15 (39%) si sono conclusi prima del limite per differenza punti. Questo dato non è ancora particolarmente significativo, nella ISL esso è pari al 32%, e riflette spesso quanto detto prima, squadre giovani.

Il dato preoccupante è quello degli incontri nei quali sono stati segnati più di 10 punti, essi sono il 63%.

Ora, nessuno si diverte (tranne il manager vincente ed i tifosi) ad assistere ad incontri che terminano 1-0 con decine di strike out, ma quando un incontro termina 25-21 è chiaro che siamo lontani anche solo dalla sufficienza.

È quindi necessario che le realtà migliori della A2 raggiungano la ISL, è ciò può realizzarsi solo con una prima serie di 16 squadre.

Con lungimiranza quest'anno le società di ISL hanno deciso per una moratoria sugli impianti (illuminazione), nei confronti delle società neo-promosse, e ciò ha consentito a Bologna, Rovigo e Sestese di far parte del gruppo delle migliori. Siamo convinti che alla fine della stagione le giovani atlete di queste società saranno cresciute, e ci auguriamo che il prossimo anno finalmente si raggiunga il fatidico numero di 16 partecipanti alla ISL.


    

Personaggio della settimana: Roberta Colombo, avvincente il suo finale a Legnano,
che ha condotto la Rhea ad una importante vittoria esterna.
(immagine Giovanni Pini)


AD  OVEST  DI   PAPEROPOLI

VERZE E CHAMPAGNE
di BIDUS

La cascina di mio nonno era isolata nella campagna Veneta.

Percorrendo una stradina sterrata, immersa nei filari di Merlot e Soave, improvvisamente appariva con il suo magnifico cortile sempre aperto alle visite anche inattese.

La rivedo con le imposte esterne sempre accostate per mantenere il fresco all’interno delle stanze.

Ma il ricordo che mi ha assalito sabato sera quando, terminate le partite inesorabilmente perse, ho spento il cervello, è stato un odore.
Un odore lo si può ricordare, ma difficilmente immaginare.

Ti esplode nel cervello improvviso, potente ed i ricordi riaffiorano nitidi come fotogrammi di un vecchio filmato.
Il Veneto è sempre stato terra di povertà, di fatica e sudore, mettere sul fuoco una pentola poteva essere un’impresa, la cucina povera è sempre stata figlia del “poco”; si raccoglievano erbe nei prati e si cucinavano minestre aiutandosi con grassi come lardo, strutto e grasso di pollame per insaporire il pasto e riunire la famiglia alla tavola, per la necessità, ma anche il piacere di sfamarsi e condividere un momento di serenità e comunione.

La minestra è un simbolo che ricorda la mamma, la famiglia, un simbolo di parsimonia, lo strumento è il cucchiaio che aiuta a raccogliere il fondo.
L’odore di “Minestron co’ le verze“ mi ha anche evocato e impresso nitida la parola “umiltà”.


Questo è stato per noi il sabato sera bollatese, un bagno di umiltà, un paio di ceffoni a mano aperta che ti riportano alla realtà e risuonano come un campanello d’allarme che avverte della fine della ricreazione.
Ci vuole fame per vivere, ci vuole fame per vincere, ci vuole fame per superare gli ostacoli, a pancia piena non si striscia e non si salta.

Torniamo quindi alle minestre povere, ai piatti tradizionali che conosciamo bene, il tempo delle bollicine e delle feste è finito.

GB


TRA SPEAKER E SCORER  (Dialoghi tra sordi)
di DOX

Speaker’s corner

Si chiama così l’angolo di Hyde Park in Londra dove chiunque, salito su una sedia o anche solo su una cassetta vuota della frutta può tenere discorsi sparandole grosse quanto vuole. Questo è anche il compito dello speaker di Caronno.

NON CE N'È ABBASTANZA

Ci si lamenta ogni tanto del livello di gioco della nostra ISL, magari paragonandolo a qualche anno fa (... ai miei tempi sì che c’erano giocatrici forti, non quelle di adesso…) e magari i risultati ottenuti dalla Nazionale in passato possono sostenere questa tesi.

Abbiamo fatto un’analisi della situazione attuale.

Atlete scese in campo, tolte le straniere: 173. Ne togliamo 45 (atlete che non hanno mai battuto una valida, hanno fatto un sacco di errori, sono entrate solo a correre, giovanissime per far numero), e siamo stati di manica non larga, ma larghissima.

Abbiamo 128 atlete da A1, quindi con un roster da 12/13 atlete (media 12.8) si possono formare dieci squadre. E nel numero, già ridotto, abbiamo lasciato come giocatrici da A1 un certo numero di 15/16 anni molto brave, che per necessità giocano già in prima squadra, ma che saranno da A1 solo fra qualche anno.

Inutile cercare di fare 2 gironi da 8, non abbiamo giocatrici sufficienti, neanche importando 25/30 straniere e facendo giocare gente di scarso livello (vedi media di errori). Inutile anche promuovere più squadre di A2: sabato in una partita di A2 ci sono stati 22 errori, 11 per parte.

È già buona accontentarsi di un girone a dieci di A1, e un altro girone a 10 di A2 non so se abbiamo in Italia abbastanza gente per farlo.
E non si vedono soluzioni a breve tempo, anzi…
(*)

***

Da qualche anno ho sotto gli occhi i roster delle squadre categoria Ragazze, sia lombarde che di tutte le altre regioni (tutte è una parola grossa, diciamo 5).

Ma non perché ne conosco 5, piuttosto sono le uniche in grado di presentare una sia pur striminzita rappresentativa regionale.

Dalle date di nascita puoi già prevedere se una data regione sarà in grado di schierare l’anno seguente una formazione competitiva o meno, infatti non puoi vincere se metti in campo giocatrici che giocano da meno di un anno.

Purtroppo è quello che sta succedendo. I roster non hanno “profondità” e questo accade anche in ambito regionale. Lo stesso Bollate, storica fucina di eccellenti atlete in abbondanza, il prossimo anno potrebbe trovarsi in carenza di numeri, anche se qui siamo abituati ai miracoli invernali compiuti dal formidabile Guido Soldi.

Giusto per chiudere, il campionato ragazze è iniziato, per ora (domani giochiamo la quinta partita) solamente in Lombardia ed in Emilia Romagna.

(*) L'argomento ritorna periodicamente, noi ribadiamo il nostro punto di vista: sarebbe un errore madornale restringere la ISL. Cogliamo l'occasione per parlarne meglio e più diffusamente nell'editoriale.


LETTERE AL DIRETTORE

Premesso che non ci sono direttori, riceviamo e, volentieri, pubblichiamo.

Caro direttore,

dovresti spiegare a Dox molte cose, la più importante è che il kebab. o come si chiama, non è il cibo nazionale dei pakistani.
Grazie,

Luigi Soldi

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Non nuovo ad interventi di puntualizzazione nei confronti di Dox (vedi PM 2014 N. 5), l'amico Luigi Soldi ci invia questa breve missiva, alla quale così rispondiamo.

Gli articoli di Dox sono soggetti ad una feroce censura praticamente ad ogni uscita di PM.

Malgrado ciò, se i lettori di PM trovano da ridire su quanto scrive, in termini di esagerazioni, punti di vista opinabili o affermazioni incontrollate, si sappia, in primis, che le esagerazioni iperboliche fanno parte del bagaglio del personaggio (in aumento o in diminuzione), quindi sono intrinseche alla sua rubrica, come dire prendere o lasciare.

Sui punti di vista opinabili, ed a questi pensiamo si riferisca Luigi Soldi, abbiamo tentato molte volte qualche correzione, come si vede senza successo. Ma trattandosi di materia - appunto - opinabile più di tanto non è giusto fare, così è.

Restano le affermazioni incontrollate. Su queste il controllo è ferreo, vorreste che si pubblichi qualcosa di incontrollato?

Quando l'editor ha letto l'articolo di Dox nel quale si parlava di kebab, ha pensato la stessa cosa (cosa c'entra con il Pakistan?) ed è andato a controllare, ma con sorpresa ha scoperto che in effetti il kebab è proprio uno dei piatti tipici pakistani.

http://it.wikipedia.org/wiki/Cucina_pakistana
 

I controlli continueranno, ma in questo caso volta Dox aveva ragione.